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Trasferte: Perplessità Da Neofita


Giosu232 Di Marco

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Giosu232 Di Marco

Salve a tutti, sono nuovo del forum. Mi sono laureato da poco in ingegneria elettronica, e da alcuni mesi lavoro come programmatore plc. La ditta per la quale lavoro progetta software plc, e lavora molto all'estero, in particolare in Russia, Belgio, Inghilterra, Germania e Vietnam. Fino ad ora ho lavorato in sede, ma ora mi toccherá andare in trasferta per periodi non brevi. Io ho dato la mia disppmibilitá programmatore le trasferte, però sono un pò perplesso. Voi cosa mi consigliate? Faccio bene ad accettare e andare a lavorare in trasferta? Non mi spaventa l'idea di andare all'estero, ma temo di non essere all'altezza della situazione.

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Se è solo per timore di non sapersela cavare non lo saprai sino a che non avrai provato.

Per esperienza diretta ti posso assicurare che è proprio l'esperienza sul campo che ti fa crescere molto, sia professionalmente che umanamente.

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Riccardo Ottaviucci

Io ho fatto una trasferta in Russia anni fa e ho trovato anche moglie ...!!!!!!!!! :superlol:

appunto,io aspetterei qualche decennio prima di valutare come crescita quella esperienza... :roflmao:

Modificato: da Riccardo Ottaviucci
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Avevo 34 anni , lei era l'interprete .......abbiamo fatto Italia-Russia...Russia-italia per quasi un anno .....quella fu la mia miglior trasferta :thumb_yello:

Comunque consiglio al nostro amico di andarci senza pensarci troppo..... se ci fossero problemi penso che puoi contare sull'aiuto dei colleghi

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Ciao, ho cominciato ad andare in giro appena finito scuola cioé a 20 anni. Installavo impianti per il riciclaggio. Linee dove l' automazione non era molta ma le potenze in gioco considerevoli. Il montaggio e collaudo completo di una linea durava sui 3 mesi. Da 3 anni sono passato alla parte di programmazione e faccio i software di queste linee, macchine singole, quello che produce l'azienda dove lavoro. Viaggio meno rispetto ad una volta... Ma non mi sono ancora fermato. Per quanto mi riguarda, dopo un mese tra i 4 muri dell ufficio, proprio il corpo che me lo chiede di andare fuori dalle scatole per un po'. E poi vuoi mettere le possibilitá di vedere, conoscere, capire tutte quelle cose che rimanendo tra 4 muri, ti perdi??! Quando sei in giro lavori di piú é vero(12,13 ore erano normali anche al sabato) ma almeno la domenica normalmente si riposava salvo imprevisti quindi. Ho 34 anni anch io e l'idea di fermarmi non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello. Però ti do un consiglio. Secondo me bisogna anche essere un po portati, ho visto gente a quei tempi, piú vecchia di me, dare di matto dopo un mese che erano via. Quindi o sei mentalmente e fisicamente aperto ad accettare bene o male tutto quello che arriva o non sará tanto bello. Prova, fanne un paio e poi decidi. Comunque da parte mia consigliatissimo.

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Quando ti trovi da solo alle prese con un problema, sia tecnico che logistico, capisci di che pasta sei fatto e quali potrebbero essere i tuoi limiti.

Io fino a 21 anni, se escludo le vacanze, non ero andato più lontano di 50 km da casa (Milano per studio e lavoro); tecnicamente ero stato spesso all'estero però a meno di 20 km da casa mia.

Poi accettai di fare il tecnico di assistenza clienti per tutta Italia per una piccola azienda che produceva equilibratrici elettroniche per pneumatici d'auto e banchi elettronici di diagnosi per motori a scoppio.

COn la borse dei ferrie e dei ricambi, più una valigia in circa 2 anni girai per tuta l'Italia con treno e autobus, perchè l'auto a quei tempi era un vero lusso: spesso l'officina era sistuata in piccoli paesi che non disponenvano nemmeno di una locanda.

In questa esperienza ho imparato ad arrangiarmi tecnicamente per superare qualsiasi problema mi si fosse presentato, potendo contare solo sulle mie forze.

Ho imparato a muovermi, capendo al volo dove alloggiare in modo conveniente e dove andare a mangiare senza pericolo di essere avvelenato o scuoiato vivo dal conto. ;)

Poi ho avuto la soddisfazione di lavorare anche con costruttori di auto come Lamborghini e AlfaROmeo reparto esperienze.

Una volta sposato ho cambiato lavoro, cercando di non dovermi muovere da Milano.per circa una dozzina d'anni non mi sono praticamente mosso dalla fabbrica dove lavoravo, anche se riuscii a cambiare spesso azienda.

Poi a metaà anni '70 entrai nel mondo dell'automazione industriale e ricominciai a muovermi, soprattutto all'estero.

Avendo un livello professionale più elevato anche lo scopo del mio impegno sul campo era mutato, però mi capitò anche quando ero già dirigente e responsabile del servizio tecnico dell'azienda, di rimanere 3 mesi in USA per mettere a punto un progetto per una multinazionale che ai tempi era il leader di prodotti foto cinematografici.

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Ciao,

attenzione solo a pensare di andare in vacanza spesato dalla tua ditta: non sarà assolutamente così, perchè, come ti hanno già detto gli altri, le ore di lavoro aumentano in maniera esponenziale quando sei in trasferta, ed il tempo per te rimane molto poco. Attenzione anche a quello che mangi: conosco persone che, con la scusa della trasferta e del tutto spesato, si abbuffava come pochi per poi, dopo alcuni anni, essere costretti a diete per problemi di salute.

Per il resto concordo con tutto quello che ti hanno già scritto: all'inizio ero un po' titubante sul lavoro, poco sicuro di me stesso; un po' di anni di trasferte mi hanno "svezzato"; ti ritrovi da solo a dover prender decisioni ed affrontare richieste a volte anche assurde, quindi impari molto sia a livello tecnico che umano (come ha scritto Livio); non mi preoccuperei molto del fatto di esserne in grado o meno: ti assicuro che in quelle situazioni l'ingegno si acuisce.

Poi molto dipende da come sei tu, ma, secondo me, è un'esperienza da fare assolutamente.

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Ciao, io ti posso dire la mia esperienza. Quello che impari in trasferta non lo insegna nessuno. È un'esperienza da fare.

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Andare in trasferta adesso è molto più facile che 30 anni fa, senza telefono cellulare, collegamento internet con un mare di documentazione on line, alberghi senza dover armarsi come pistoleri di bombolette disinfettanti (ricordo cartucciere di "Germozero" come nei film western), Skype e quant'altro.

In una sola parola: VAI

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anche se non conta molto ti dico la mia.

ormai tanti anni fa io ho rifiutato un lavoro proprio per il motivo trasferte estere....

dovevo prima iniziare in ditta, poi mi avrebbero fatto "girare" l'italia per imparare il primo anno, per poi mandarmi all'estero sulle linee di produzione (non ricordo bene se solo assistenza o anche montaggi e avvi di macchinari).

da subito pensavo di accettare, pur non sapendo come mi sarebbe presa lo stare in giro fuori da casa anche per mesi (mi dissero che per esempio in un'anno avrei potuto star via da casa anche 1-2 mesi interi a volte...). ma quando mi hanno messo di fronte ad un foglio da firmare che per 10 anni non mi sarei potuto licenziare...beh ci ho ripensato...ho cominciato a pensare a famiglia e agli amici che avrei perso di sicuro...e alla fine ho rifiutato...

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Giosu232 Di Marco

Doc77 capisco. Io ho firmato un contratto di lavoro metalmeccanico, e non ho clausole particolari. Se mi avessero detto che dovevo firmare una clausola che mi impedisse il licenziamento mi sarei rifiutato.

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Nicola Carlotto

Le trasferte sono il completamento della crescita tecnico professionale e in particolare linguistica , io ho imparato ad usare l'inglese scolastico e a farlo evolvere grazie alle trasferte.

Ricordo che la mia prima trasferta lunga su nel 1990 a Poang Corea del sud dentro alla yunday reparto macchine spira spira avvolgimento cavo da saldatura, partii parlando a stento , ritornai conversando

allegramente con un americano in inglese.

Ciao Di Marco e buone trasferte

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Doc77 capisco. Io ho firmato un contratto di lavoro metalmeccanico, e non ho clausole particolari. Se mi avessero detto che dovevo firmare una clausola che mi impedisse il licenziamento mi sarei rifiutato.

non fossi stato di fronte alla firma per i 10 anni, avrei anche provato...magari mi piaceva anche..chissà...

però con quella "clausola" davvero non me la sono sentita...

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ma quando mi hanno messo di fronte ad un foglio da firmare che per 10 anni non mi sarei potuto licenziare...

Potevi benissimo firmarla e poi, se e quando ne avessi avuto neccessità, licenziarti egualmente perchè è una clausola assolutamente illegale, probabilmente anche anticostituzionale.

Esistono contratti di collaborazione a tempo determinato, ma anche in questi casi è possibile, per il lavoradore, recedere prima della scadenza naturale del contratto.

Esistono anche i patti di non concorrenza. L'azienda di paga una cifra extra mensile, specifica per questa clausola, in cambio il dipendente s'impegna a non trasferirsi ad azienda concorrente immediatamente dopo che si sia licenziato. In genere il periodo varia da un minimo di un anno ad un massimo di 5; il patto di non concorrenzialità decade se è l'azienda a licenziare il lavoratore.

Esistono poi per i dirigenti contratti a tempo determinato, in genere da 1 a 5 anni, da cui si può recedere previo pagamento di una penalità stabilita all'atto della stipula dei contratti stessi.

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Io Odio la trasferta!

Però mi tocca....anche perchè l'industria italiana è morta...quella europea è in coma...e ciò comporta andare in posti orrendi come russia, india, cina ecc ecc.....

Ho sempre sentito che in trasferta si mangia a ufa, ( ufa...in barkostostan è un posto di mrd) ci si diverte, donne di tutti i tipi....

Varrà per i meccanici, gli elettricisti, ma il programmatore.............se ne starà in hotel a cercare di capire perché l'impianto non va....

e il giorno dopo avrà i cosidetti girati a furia di sentire le avventure dei colleghi...

il peggio del peggio lo si ha quando i colleghi han trovato da divertrsi e non hanno alcun interesse ad ultimare l'impianto il prima possibile.

Quindi, in trasferta il primo problema non è di natura tecnica, perchè in un modo o nell'altro una soluzione si trova.....

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Vuoi veramente imparare il mestiere?

A livello di un serio salto di qualità, voglio dire?

Vai in trasferta.

Certo, può non essere comodo...mai scomodo come quando ci andavo io, più di trent'anni fa... non c'era internet, skype, mail.....a volte, per telefonare, bisognava aspettare che ti prenotassero la chiamata...e non ci voleva un'ora!

C'era solo il telex...solo quelli con i capelli grigi, se lo ricordano eh?

E le rogne, te le dovevi sbrigare da solo.....

In più di qualche caso, sono partito per stare via al massimo un paio di settimane... e sono diventate dei mesi, perchè il visto di uscita (a chi è toccata, sa bene che non sono frottole!) lo davano solo quando pareva a loro, parlo di paesi come la ex Unione Sovietica, ad esempio....primi anni 80.....

E non parliamo di orari: ha detto giusto chi ha scritto 12-14 ore al giorno....e via di questo passo!

Però ti garantisco che impari il mestiere, non c'è università che tenga il confronto

Vedila come una opportunità.

Buon lavoro

Saluti

Flavio

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Riccardo Ottaviucci

.ho cominciato a pensare a famiglia e agli amici che avrei perso di sicuro...e alla fine ho rifiutato...

purtroppo quando si hanno forti legami col territorio è difficile fare una scelta di vita che ti porti a girare per il mondo come una trottola,anche se col passare degli anni è possibile che i rimpianti per l'una o per l'altra scelta ritornino alla mente.

Per quello che mi riguarda,dopo la laurea non ho avuto nemmeno il tempo di guardarmi intorno,essendo stato subito richiesto dalla unica industria del mio paese,a 300m da casa.

Nel contempo ho potuto portare avanti in parallelo un'altra attività prima in società poi con mia moglie per circa 30 anni.

Sono tuttora incastrato nella vita sociale del mio paese ,con impegni nel campo del volontariato e per anni anche amministrativo e che non mi hanno concesso il tempo di pensare a carriera e accumulare denaro,senza sacrificare troppo la famiglia.

Ho potuto coltivare le mie passioni senza fare il giramondo e se rinascessi cambierei poco nelle mie scelte di vita.

Con questo non voglio consigliare il nostro utente a autolimitarsi,come ho fatto io,tutt'altro.

D'altronde a scegliere di fermarsi viene sempre in tempo.

Buona fortuna :thumb_yello:

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Per quella che è la mia esperienza ci sono Pro e Contro, io ho fatto trasferte per una decina di anni (non sono tanti ma ho girato parecchio)

Dipende molto da dove vai, con chi vai, e come è organizzata l'azienda per cui lavori.

Io ho sempre cercato di unire l'utile al dilettevole, alcune volte capitava di dover lavorare 13 14 (se non di più) ore al giorno quindi non puoi fare troppo il "turista per caso" ma altre volte sono anche

riuscito a girare e vedere posti nuovi e interfacciarmi con altre culture.

Sotto il punto di vista professionale che dire, tutto quello che serve per ampliare il bagaglio culturale va bene .

Il mio consiglio è vai, impara e se riesci divertiti

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Varrà per i meccanici, gli elettricisti, ma il programmatore.............se ne starà in hotel a cercare di capire perché l'impianto non va....

e il giorno dopo avrà i cosidetti girati a furia di sentire le avventure dei colleghi...

Mamma mia quanto è vero!!! :clap::clap::blink:

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Su ragazzi, non facciamola così pesante: a me è anche capitato di finire prima del previsto e, dato che il volo non si poteva spostare, l'ultimo giorno mi sono fatto una lunga passeggiata per una splendida città polacca che non conoscevo; in tanti anni è capitato solo una volta, però è stata comunque una bella giornata.

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Ciao....

se ti posso esprimere la mia....il fatto di capire se possa o non possa essere una bella (professionalmente parlando) esperienza, dipende anche dal contesto in cui sei inserito.

Ti dico quello che penso di aver capito dopo 20 anni di trasferte....

Nelle realta' aziendali medio piccole, quando vai in trasferta, (e molto di frequente ci vai da solo!!) e' quasi sicuro che vai a fare cose che, tecnicamente, ancora non sono alla tua altezza....specialmente per il fatto che vieni "mandato", spesso e volentieri, perche' il quel preciso momento non c'e' nessun'altro che puo' andare al posto tuo.

Ed allora ti ritrovi a dover affrontare qualsiasi tipoi di problema (anche non legati strettamente alla tua professione) , con la voglia di sbrigarti per poter tornare a casa e con la responsabilita' di far "contento" il cliente!!!

Quando torni a casa ti ritrovi cosi' stressato da non aver vogli apiu' di ripartire....

Nelle realta' aziendali piu' grandi, forse, e' differente....spesso e volentieri si parte in squadra...i problemi si affrontano in gruppo e ci si confronta, ed e' sicuramente meno stressante!

Dovresti riuscir a capire se nella ditta che ti ha proposto di andare in trasferta ci sono i presupposti perche' possa essere una bella esperienza.

Sicuramente...tutto cio' che tu impari durante collaudi ed avviamenti (stressato o meno) ti trasforma in una persona preparata, sta a te poi trasferire cio' che hai imparato nella progettazione e nella realizzazione....per avere poi un prodotto migliore!

Ciao

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D'accordo che si deve mettere un persona di fronte alla reltà dei fatti e a tutte le varie possibilità.. Peró non mettiamola giù proprio male altrimenti i trasfertisti diventeranno una specie in estinzione... O degli incapaci mercenari!! Ovvio ogniuno ha fatto le sue esperienze ma belle o brutte qualcosa hanno insegnato. Io ho avuto la fortuna di iniziare con una ditta piccola che nel tempo è cresciuta molto bene. I titolari erano delle persone che hanno sempre lavorato e tali sono rimaste senza grilli ne ostentazioni, ( a natale era con me ad atlanta a passare cavi ethernet a 9 metri sopra la piattaforma... A casa ci son troppi rompiscatole mi aveva detto...) no ci hanno mai fatto mancare niente, telefoni carte di credito hotel organizzati e tutto e lo stipendio alla fine non era male. Si lavorava un disastro quello si ma è normale, in trasferta le 8 ore non esistono e molte volte nemmeno i giorno in rosso del calendario... Ma se guardo tutte le foto di dove sono stato, le persone che ho conosciuto che tutt'ora mi mandano auguri e quant' altro e il bagaglio culturale che mi son fatto( non solo lavorativamente parlando)... Cavolo se torno indietro non cambio una virgola!!! Per me, si impara a vivere, si impara a stare al mondo, si impara a confrontarsi e ci si mette alla prova... E impari ad apprezzare di più quello che hai.

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