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fonovaligia General electric mustang II


marturi

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Salve  a tutti . ho una fonovaligia  della general electric  Mustang II con l'amplificatore completamente distrutto .

Raddrizzatore in corto , elettrolitici esplosi , resistenze bruciate , i finali suppongo siano defunti .......oltre ad altri componenti .

 

Ho già sostituito il raddrizzatore e gli elettrolitici , mentre per le resistenze è più difficile essendo annerite .

Ho fatto delle misure sulle  due parti rimaste di alcune di esse  e una idea me le sono fatta del loro valore ,ma  sostituendole  ho  solo ripristinato l'alimentazione in alcune parti .

Resta il fatto che ;

comunque  l'amplificatore non emette alcun suono salvo uno debolissimo sul canale di sn 

assorbe 400 Ma    a vuoto  e alcuni transistor scaldano .

Avrei necessità di trovare lo schema elettrico per vedere se è riparabile e se sono reperibili i transistor, e di di che esatto valore sono le resistenze bruciate.

Grazie in anticipo delle eventuali risposte.

Marco 

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Se non devi mantenere il valore di mercato ed i componenti originali, non si fa prima a installare all'interno un nuovo circuito stampato con  amplificatore stereo integrato da pochi euro ?

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Se non devi mantenere il valore di mercato ed i componenti originali, non si fa prima a installare all'interno un nuovo circuito stampato con  amplificatore stereo integrato da pochi euro ?

Personalmente non lo farei, sarebbe come mettere il motore di una Smart in una 500 degli anni '60. Piuttosto visto che l'ampli non sarà complicatissimo io pubblicherei una foto del circuito fronte-retro in modo da risalire al probabile valore dei componenti, in base ai transistor montati...

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Credo di si  resta il fatto che prima si trovavano piccoli amplificatori da 2/3 watt  adattissimi a una fonovaligia ( es Nuova elettronica ) .

attualmente in Livorno si trovano con difficoltà tali circuiti .

Non devo mantenere alcuna valore di mercato perciò la 1° soluzione è la più ovvia .

Lo  che per i puristi è un insulto ......,

Per quanto riguarda i transistor dovrei anche rimuovere i dissipatori dei finali per poterli  identificare .Il circuito è del 75 ( anno di costruzione ).

Ci si complica la vita  , sicuramente . L' importante è che funzioni in modo decoroso , mantenendo l'aspetto originale, inoltre anche la testina ha un canale che rende meno 

quindi a meno di un miracolo ( avere lo schema ) cercherò un ampli . integrato con i soli comandi di, volume , bilanciamento, tono .

Marco 

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Riccardo Ottaviucci

peccato...:(

riparare un amplificatore di piccola potenza a transistor,anche senza schema,non dovrebbe essere difficile con un minimo di esperienza

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Capisco il tuo punto di vista , ci sono però delle difficoltà del tipo ; i dissipatori dei finali sono incollati con colla rigida sui medesimi ,

non sono sicuro che una volta tolti si possa leggere il tipo di transistor, i componenti sono tutti montati verticalmente e quindi anche solo dissaldarli rovina facilmente le piste di rame, quindi non si possono effettuare tante misure  con i componenti fuori.  Lo stampato è molto piccolo e ad alta densità di componenti .insomma  ci penserò sopra ,

Pensavo di utilizzare gli stessi potenziometri attualmente montati , collegandoli a due piccoli ampli mono, in modo da non modificare l'estetica.

Comunque anche il piatto presenta problemi di meccanica il cambia dischi automatico non funziona correttamente , la testina ha un canale con una uscita più bassa, e devono essere ricostruiti i cuscinetti di para del motore  che risulta poco stabile .Insomma un bel disastro .

Grazie comunque Riccardo , anche un parere è sempre ben accetto .

 Marco 

 

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Si già misurati  e sono tutti in cc , inoltre i piloti non danno segno di vita , e il segnale  dopo il primo amplificatore del ca. di sn  è già distorto ( visto con oscilloscopio),

mentre il canale di ds non da segni di vita nemmeno al primo transistor .

 L'assorbimento a vuoto è di ca. 1 A ed è decisamente troppo alto .

Avendo trovato il raddrizzatore  ( un solo diodo ) in cc , divenuto  praticamente in un filo ,credo che tutto il circuito  sia stato alimentato in CA  14 volt , infatti sono esplosi due elettrolitici .da 220 mf.

Credo che lo richiuderò e almeno al momento rimarrà sullo scaffale  .

ciao grazie 

Marco

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Hai idea di quale sia la tensione di alimentazione dell'amplificatore?

Riesci a leggere le sigle dei transistors impiegati?

Se i resistori sono solo anneriti e non bruciati forse si può ancora valutarne il valore con un tester in portata ohmmetrica.

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Riccardo Ottaviucci
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Hai idea di quale sia la tensione di alimentazione dell'amplificatore?

credo sui 16-18 volt se l'AC è 14V.Poi basta controllare la tensione di lavoro del condensatore di filtro per avere una maggiore indicazione .Se è di 25V allora va bene la stima fatta

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La tensione di alimentazione si  aggira  come hai detto intorno ai 16 volt a carico , e infatti la tensione di lavoro degli elettrolitici di filtro è di 25 volt .

 Ho  letto   il valore con difficoltà sul pezzetto di involucro in plastica recuperato .Il resto ( il contenitore di alluminio, le armature interne di foglia di alluminio e il dielettrico ) sparso 

in tutto il circuito , come ho detto già sono  esplosi !!!!!!!. . Per quanto riguarda le resistenze bruciate ho solo potuto fare una lettura approssimativa sui due mozziconi rimasti 

sommare il due valori e guidandomi con il poco colore rimasto approssimare un valore .

Ma il punto è che negli amplificatori accoppiati in cc basta un niente per far fuori di nuovo tutti i finali , procedere sotto alimentando i circuiti controllando le temperature dei finali con termometro digitale , etc etc , eventualmente rifare i bilanciamenti necessari , dei finali .vale la pena di farlo solo su apparecchi di di pregio .

 Troppo lavoro considerando che anche il piatto molti  problemi .

Ciao Marco 

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Riccardo Ottaviucci
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sommare il due valori e guidandomi con il poco colore rimasto approssimare un valore

e diamine,nemmeno mago Zurlì riuscirebbe ad avere un valore indicativo in questo modo :lol:

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Mai dire mai Riccardo , nelle resistenze a filo è prassi comune misurare i mozziconi , tra il terminale saldabile e il terminale interrotto ,

valutare quanta parte sia mancante della resistenza interrotta , e confidando nel fatto che il filo resistivo è uniformemente  distribuito valutare di conseguenza.il valore complessivo .NElle resitenze a impasto di carbone è più complicato , perchè più difficile trovare in punto di conduzione del mozzicone . 

Ovviamente si tratta di una approssimazione . Infatti stavo cercando lo schema pur avendo una idea del valore. 

Bella discussione  Riccardo . ciao ;)

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Riccardo Ottaviucci

a filo certo che si può,lo facevo pure io,ma sul carbone carbonizzato proprio è impossibile.

Se la resistenza è molto elevata l'errore è più contenuto ma quelle di valore sotto ai 100 ohm non credo siano più misurabili

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