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Con questo componente è possibile pilotare una semionda della durata di 10 millisecondi riuscendo ad intercettarla in ogni suo punto, ottenendo una capillarità di regolazione risoluta alla decina di microsecondi.
Poi con qualche altro componente si crea la rete di ritardo (timer) al passaggio per lo "zero" (zero crossing) che farà capo al potenziometro che a noi utenti dà l'idea di agire sulla luminosità, ma che in realtà come abbiamo sopra visto, interviene sul "ritardo all'innesco" che come concetto evidenzia l'iniziare a condurre da parte del Triac, dopo un certo TEMPO da quando la sinusoide è iniziata. (cioè è passata dallo "zero")
Ora, se colleghiamo la nostra lampadina al circuito col Triac, e ri-telefoniamo in centrale per farci ridare la frequenza a 50 Hz, (figura 11) noi vedremo che abbiamo aggirato il problema inerzia del carico con un dispositivo extraveloce che assolve perfettamente allo scopo, modulando la luminosità della lampada linearmente da un minimo ad un massimo, senza sfarfallii e flash di sorta come invece accadeva ad 1 Hz



Non solo, potremo regolare anche la potenza della stufetta, se il Triac utilizzato ha le caratteristiche di corrente adeguate, con ottimi risultati. (figura 12a)
Ma non è finita qui, il grande vantaggio di questo metodo, è anche quello di scaldare pochissimo rispetto al metodo a reostato, e di essere molto ma molto più piccolo come dimensioni,sia del reostato che dell'autotrasformatore. Il perché non si surriscalda al pari del reostato lo si evince dal fatto che questo dispositivo, nel suo complesso, non FRENA, ma...INTERROMPE, AFFETTA la sinusoide (figura 12b)e quindi passando da uno stato di "completamente chiuso" ad uno di "completamente aperto", proprio come farebbe il contatto di un relè, non lavora in dissipazione, bensì in commutazione. 

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