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Richiesta consiglio fonte refrigerante per cella lievitazione fai-da-te


Massimo_65

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l'uso di una peltier su volumi di una 30 di litri è pratica abbastanza comune

richiede principalmente una bassissima ingegnerizzazione

gia passare ad uno step sucessivo (raffreddamento ad acqua), diviene più complesso

 

se poi uno vuole travargli un'aplicazione ad hoc

una caratteristica saliente, sono le piccole (se non minuscole) dimensioni

:smile:

3268-PELTIER1212-600x600.jpg

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4 ore fa, Alessio Menditto ha scritto:

Leggendo in giro, i frigo da camper sono in difficoltà quando le temperature esterne sono alte, è vero ci sono ventole dissipatrici ma ho molte perplessità.

 

Si, confermo per esperienza diretta.

Come ha scritto, giustamente, Darlington oltre ad una certo valore di temperatura sul lato caldo non c'è più estrazione di calore dal lato freddo.

Poi le celle di peltier posono solo arrivare ad un differenziale di temperatura tra lato caldo e lato freddo. Se non si riesce ad asportare calore sul lato caldo il sistema praticamente satura.

3 ore fa, click0 ha scritto:

a me costa meno montare una ventola con più portata alta che non montare un dissipatore più grosso

 

Appunto! Si preferisce montare ventole veloci che possono garantire un flusso d'aria elevato e concentrato sulla superficie della cella.

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2 ore fa, click0 ha scritto:

se poi uno vuole travargli un'aplicazione ad hoc

una caratteristica saliente, sono le piccole (se non minuscole) dimensioni

 

Quelle sono ottime se si vule termostatizzare un piccolo dispositivo, come un oscilaltore quarzato ad elevata stabilità, nell'intorno dei 20°C. Si sfrutta la possiiblità di scaldare o raffreddare secondo la polarità di alimentazione.

Quando lavoravo, in gioventù, su apparati di telecomunicazione, provai a realizzare un qualche cosa di simile per poter sfruttare la zona di derivata minima della funzione frequenza-temperatura del quarzo.

Alla fine risultò più conveneiente e compatto, lavorare nell'altro puinto di derivata minima che che è nell'intorno dei 70°C, si spende meno energia ed il sistema è meno complesso.

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7 ore fa, click0 ha scritto:

a me costa meno montare una ventola con più portata alta che non montare un dissipatore più grosso

 

sicuramente, ma dipende anche poi dove va a finire: una ventola rumorosa va bene su un box frigo che andrà buttato nel baule dell'auto dove nessuno noterà il casino che fa, mentre se devi fare un mini frigo destinato a lavorare dentro un ufficio e ci metti una ventola che fa più casino di un Tornado in decollo, ehm

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22 ore fa, Darlington ha scritto:

 

sui frigo si usano peltier da 60W di solito, però solo tu sai come è costruita la tua cella e quindi che coibentazione ha

 

guarda, alla cella importa poco di che temperatura vuoi avere "dentro", tanto il lato freddo arriva anche sotto zero a patto di raffreddare adeguatamente quello caldo

 

Coibentazione praticamente zero. Ho realizzato una elementare cella di lievitazione, che con la sola fonte del caldo in questa stagione funziona benissimo, utilizzando unna di quelle semplici scatole in plastica che si usano per il guardaroba. Vi allego una foto. Abbastanza ridicola ma per le mie necessità va benissimo.

Ora, se come mi sembra di capire, la gestione di un buon funzionamento del freddo è molto più complicato di quella del caldo mi sa che il box che ho realizzato non va bene. Per questo motivo avevo pensato di utilizzare una cantinetta per i vini (che non so quale sistema di raffreddamento usi) ma ha i limiti dello spazio interno perché in fase di lievitazione non puoi metterci le teglie.

 

Se ho capito bene le vostre analisi, nonostante tutti i suoi limiti (e fermo restando quelli della coibentazione) potrebbe comunque andar bene una peltier perché, utilizzata in casa nella stagione calda, e quindi con una temperatura ambiente raffrescata dall'impianto cdz, c'è poco scostamento tra la temp ext e quella int. Nel mio caso presumo una temp della casa a 20-22 gradi e quella desiderata interna di 16.

 

Certo poi c'è sempre da vedere in quanto tempo li raggiunge quei 16 gradi interni in un box di 45 litri.

,

cella lievitazione.jpg

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1 ora fa, Massimo_65 ha scritto:

Coibentazione praticamente zero

 

cominciamo male

 

1 ora fa, Massimo_65 ha scritto:

una cantinetta per i vini

 

ma invece di cercare chissà cosa prendi una scatola più grande e nell'intercapedine ci spruzzi la schiuma poliuretanica, quella per l'edilizia, che usano anche per i cassoni delle finestre... come credi sia realizzata la coibentazione sui frigo commerciali?

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Alessio Menditto

Il dimensionamento di una “cella frigorifera”, qualunque sia, ha certe regole che sono universali è imprescindibili.

A scuola insegnavano che la caloria è quella quantità di calore necessario a portare un litro d’acqua alla temperatura ecc ecc ecc, qui è lo stesso, solo che invece di acqua hai ad esempio della pasta, che è fatta anche di acqua, che ha un altissimo calore specifico, ossia richiede parecchia energia per fargli variare in più o in meno la sua temperatura.

Per quello sono perplesso sull uso di una fonte di calore negativo (da sottrarre) a basso rendimento, va bene che la cella è piccola ma si devono calcolare i chili di merce che ci metti, in più se la fonte di calore deve lottare oltre che a sottrarre il calore specifico della merce, anche il calore che gli entra dallo scarso isolamento delle pareti, mi sento di dire che non ce la farà mai.

 

Per inciso, la vecchia “frigoria”, che indicava quanto freddo doveva fare il frigo, è esattamente il contrario della Caloria, infatti 1 Frigoria = -1 Cal, questo perché quando tu dici che fare caldo si fa prima, è perché hai una idea un po’ falsata di cosa vuol dire fare caldo.

 

Diciamo che noi diamo per scontato che fare caldo si fa prima che fare freddo, ma è la stessa cosa.

In foto se non sbaglio si vede una resistenza bella lunga, se ne conosci il wattaggio, ponendo dentro la cella la merce alla temperatura più bassa che vuoi ottenere, quando l’accendi cronometra il tempo che ci mette a raggiungere la temperatura più alta che desideri.

 

Ecco, a spanne quel wattaggio che fa caldo in quella quantità di tempo è quello che devi avere anche per fare freddo, cioè se la resistenza è da 100 watt, a te serve una fonte refrigerante da 100 watt.

Se senti la scatola calda però, perché non è isolata, quello è tutto calore che se ne esce inutilmente e non scalda la merce, probabilmente non te ne importa, ma al frigo, che invece è molto più complicato di una resistenza a rendimento praticamente uguale a 1, glie ne importa molto di più.

Modificato: da Alessio Menditto
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Grazie.

Mi avete decisamente illuminato sullo stato delle cose.

Buona potrebbe essere l'idea di coibentare la cella con la schiuma poliuretanica.

 

Il ‎02‎/‎05‎/‎2020 alle 06:11 , Alessio Menditto ha scritto:

 

In foto se non sbaglio si vede una resistenza bella lunga, se ne conosci il wattaggio, ponendo dentro la cella la merce alla temperatura più bassa che vuoi ottenere, quando l’accendi cronometra il tempo che ci mette a raggiungere la temperatura più alta che desideri.

 

 

La resistenza che ho messo, lunga 7,5 metri,  è di 80 watt ma non ho fatto nessun tipo di calcolo. Ho trovato in rete qualcuno che aveva fatto una cella simile un pò più piccola e aveva utilizzato una 50 watt, consigliando 80 o 100watt per celle più grandi.

 

Il ‎02‎/‎05‎/‎2020 alle 06:11 , Alessio Menditto ha scritto:

 

.........se ne conosci il wattaggio, ponendo dentro la cella la merce alla temperatura più bassa che vuoi ottenere, quando l’accendi cronometra il tempo che ci mette a raggiungere la temperatura più alta che desideri.

 

Ecco, a spanne quel wattaggio che fa caldo in quella quantità di tempo è quello che devi avere anche per fare freddo, cioè se la resistenza è da 100 watt, a te serve una fonte refrigerante da 100 watt.

 

 

Ora faccio questa prova che mi hai suggerito anche se in realtà ho già un'idea. Allo stato infatti la fonte di calore mi consente di raggiungere la temperatura interna della cella in tempi abbastanza brevi. Diciamo che, a memoria, siamo nell'ordine dei 10 minuti per raggiungere i 28 gradi partendo dai 23 circa. Il problema in realtà come dicevate sopra non è il raggiungimento della temp della cella ma quello interno dell'impasto perché li in effetti i tempi, allo stato, sono notevolmente più lunghi ed il motivo ora mi è noto, la coibentazione.

Considera poi che gli impasti più piccoli sono dell'ordine dei 400 grammi ma quelli più grandi sono 1 - 1,5 kg e far variare la temperatura a questa massa non è facile.

Ora che scrivo però faccio mente locale del fatto che in realtà per questi scopi in cui devo mantenere ad esempio 16 gradi la mia difficoltà non sarebbe quella di far variare la Tinterna dell'impasto, perché lo farei dosando la temp degli ingredienti in modo da ottenere quell'impasto proprio a 16 gradi, ma quella di mantenere quei 16 gradi rispetto alla temp ext che in questo caso sarebbe quello della stanza di casa in cui mi trovo.

 

 

 

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Alessio Menditto
1 ora fa, Massimo_65 ha scritto:

raggiungere la temperatura interna della cella

 

Esatto, non sono i gradi della cella, ma i gradi DENTRO l’impasto, lo stesso motivo che se nel frigo hai 5 kg di carne a +4 gradi, se apri lo sportello per cercare qualcosa e lo tieni aperto un minuto, la temperatura della cella può si salire di molto, ma la temperatura della massa della carne sarà salita di pochissimo.

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Intanto grazie ragazzi,

Vedo di lavorare sulla coibentazione e poi nel caso vi aggiorno se installo la peltier.

Buona giornata!

 

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  • 7 months later...

Buongiorno a tutti ,

 

se vi può interessare, come ho chiesto anche in un' altra discussione, vi presento la mia realizzazione

trattasi di piccola cella da -4° a ca 40/50°

realizzata proprio per gestire bighe e impasti a lunga lievitazione (es lievitazione dell' impasto in massa a 16°.  Quindi in estate la cella genera freddo mentre in inverno genera caldo ma nelle mezze stagioni , ESSENDO QUESTA CELLA POSIZIONATA IN UN GARAGE , di giorno genera freddo e alla notte genera calore

Modificato: da g3g3
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