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Testare relé 12 volt


Antony renda

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giuseppe071964

Applicando i 12volt dc tra i morsetti 2 e 5 il rele' commuta mettendo a passaggio la corrente dal morsetto 1 al 3, diversamente in assenza di tensione la corrente e' sempre a passaggio dal morsetto 1 al 4

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vincenzo barberio

Buonasera, bisogna collegare il + ed il - 12volt alla bobina (2 e 5). A questo punto si dovrebbe sentire il " click". Nel caso di SPDT col tester in ohm (cicalino), un puntale va inserito sull'uno che è il comune mentre il 3 ed il 4 sono NA ed NC   

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Se posso aggiungo solo una cosa a tutti i consigli che ti sono stati dati .

Questo deriva da una mia esperienza diretta.  nel rele della foto , non si possono vedere i contatti . Se il relè è stato usato , magari questi hanno scintillato e non sono piu in ottima forma .

la bassissima corrente che circola nel multimetro con la prova di resistenza o del BEEP di continuità , potrebbe indicarti che il relè funziona si , ma in realtà i contatti non sono buoni .

 

potrebbe essere una buona prova , il fatto di "caricare" un po i contatti

 

se hai una batteria a 12 volt , o un alimentatore , o anche "volgarmente" un vecchio carica batteria con il trasformatore interno  ( non i moderni elettronici "compatti")

 

senza spendere soldi , procurati una lampadina auto di ricambio del freno , o delle frecce, o del retronebbia , sono 21W   che a 12 Volt sono poco meno di 2 A

ma per un rele del genere, 2 A sono una buona corrente di prova 

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12 ore fa, luigi69 ha scritto:

ma per un rele del genere, 2 A sono una buona corrente di prova 

 

Forse anche troppo elevata. Se fossero in alternata sarebbe una corrente ottima per una prova, visto che è caratterizzato per 10A in AC1, in continua rischia di rovinare i contatti.

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La capacità di commutazione di un relè in continua è inferiore rispetto alla stessa in alternata quando se ne considera la vita da un punto di vista statistico. Il motivo è la migrazione metallica da una pastiglia all'altra al momento dell'apertura del contatto.

 

Se si opera in alternata, statisticamente la metà delle volte si avrà migrazione in una direzione, e l'altra metà delle volte la migrazione avverrà nel verso opposto, bilanciando la quantità di metallo e riducendo l'usura delle pastiglie. Se invece si opera in continua, il trasferimento avverrà sempre nella stessa direzione, portando alla formazione di crateri da un lato e riporti metallici dall'altro.

 

Nel caso di una prova condotta con poche manovre, il problema non sussiste.

Volendo essere pignoli, nel caso di corrente continua e una (o poche) manovre, la portata è addirittura maggiore, in ragione del solito fattore "radice di 2".

 

Se invece il funzionamento è stabilmente in corrente continua, la massima corrente deve essere fortemente ridotta, proprio perché la migrazione metallica è uno dei principali fattori di degrado dei contatti.

 

La prova può avvenire con sicurezza alla corrente nominale.

Chi vuole eccedere in sicurezza, basta che inverta la polarità dell'alimentazione del carico ad ogni commutazione.

 

 

 

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1 ora fa, boulder ha scritto:

Nel caso di una prova condotta con poche manovre, il problema non sussiste.

 

Non propio, se il contatto inizia a degradarsi poi la vita si accorcia drasticamente, anche si riduci i valori di corrente.

 

Fare una prova di funzionalità con 50mA invece che con 2A è addirittura meglio per la verifica del contatto.

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19 minuti fa, Livio Orsini ha scritto:

Non propio, se il contatto inizia a degradarsi poi la vita si accorcia drasticamente, anche si riduci i valori di corrente.

 

Il contatto non si degrada con poche manovre alla corrente nominale.

Se così fosse, la stessa degradazione si avrebbe anche se commutasse un carico in alternata e, per casualità degli eventi, ci fossero alcune commutazioni con angoli di accensione simili, vicini a uno dei due picchi.

 

Il processo di migrazione metallica è lento e richiede, alla corrente nominale, migliaia di commutazioni per degradare un contatto.

La grande differenza di corrente massima tra i carichi AC e DC è dovuta al fatto che nel caso della corrente continua si prevedono tutte le commutazioni della vita del componente (10^5, 10^6 o anche più) con la stessa polarità e sempre alla corrente massima nominale.


 

34 minuti fa, Livio Orsini ha scritto:

Fare una prova di funzionalità con 50mA invece che con 2A è addirittura meglio per la verifica del contatto.

 

Se testare un contatto da 10 A nominali a 50 mA oppure a 10 A, non ha molto senso chiederselo, se il risultato della prova è l'accensione di una lampadina.

Una prova con maggior significato sarebbe misurare la resistenza di contatto a differenti correnti di eccitazione, e magari la sua variazione in funzione all'energia dissipata dai contatti nel processo di commutazione (prova che si esegue scaricando un condensatore), ma mi pare ovvio che prove di questo genere vanno ben oltre la richiesta iniziale.

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2 minuti fa, boulder ha scritto:

l contatto non si degrada con poche manovre alla corrente nominale.

 

Dipende cosa intendi per degrado.

Se per degrado intendi un contatto rovinato, è ovvio che non capita con sole poche commutazioni di un valore di corrente nominale. Se invece si intende un inizio di cratere questo può avvenire anche con una sola commutazione perchè c'è sempre un arco ad ogni apertura. 

6 minuti fa, boulder ha scritto:

 

Il processo di migrazione metallica è lento e richiede, alla corrente nominale, migliaia di commutazioni per degradare un contatto

 

No, ad ogni commutazione c'è un arco e quindi una migrazione, sia pur minima, ma c'è.

 

7 minuti fa, boulder ha scritto:

Se testare un contatto da 10 A nominali a 50 mA oppure a 10 A, non ha molto senso chiederselo, se il risultato della prova è l'accensione di una lampadina.

No ha un senso, perchè i difetti di chiusura son più evidenti con basse correnti.

 

9 minuti fa, boulder ha scritto:

Una prova con maggior significato sarebbe misurare la resistenza di contatto a differenti correnti di eccitazione, e magari la sua variazione in funzione all'energia dissipata dai contatti nel processo di commutazione (prova che si esegue scaricando un condensatore), ma mi pare ovvio che prove di questo genere vanno ben oltre la richiesta iniziale.

 

Su questo sono completamente d'accordo.

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5 minuti fa, Livio Orsini ha scritto:

Dipende cosa intendi per degrado.

 

Quello che tu intendevi quando hai scritto

 

51 minuti fa, Livio Orsini ha scritto:

Non propio, se il contatto inizia a degradarsi poi la vita si accorcia drasticamente, anche si riduci i valori di corrente.

 

 

Un relè ha una vita elettrica prestabilita in termini di commutazioni ad una determinata corrente. Ad ogni commutazione di ha accorciamento della vita, che segue una previsione statistica.

 

Al momento della commutazione, il contatto non distingue se la corrente è alternata o continua; ciò che accorcia la sua vita è solo il degrado delle superfici di contatto, degrado che (per carichi resistivi) è funzione essenzialmente della corrente commutata.

 

Nel caso della corrente continua, questa è sempre uguale, sia in livello, sia in polarità. Nel caso della corrente alternata è invece funzione (casuale) dell'angolo di commutazione.

La probabilità che la corrente commutata sia superiore a 1/2 della corrente nominale si ha per 2/3 delle commutazioni, inferiore per l'altro terzo.

La probabilità di una determinata polarità è 1/2 rispetto all'altra.

 

Nelle centinaia di migliaia o nei milioni di commutazioni previste per la vita di un contatto, questo fa la differenza: nel caso della corrente continua, ogni commutazione "mangia" lo stesso boccone, mentre nel caso della corrente alternata, la dimensione del boccone varia, e questo la rende meno aggressiva sui contatti.

 

Sul problema della polarità ho già scritto sopra, ma il concetto è lo stesso di quello appena descritto.

 

Facciamo un esempio pratico per un relè da 10 A (AC).

 

Facciamolo commutare un carico in corrente alternata alla corrente nominale e guardiamola cosa dal punto di vista del contatto.

Abbiamo il 50% delle possibilità che la commutazione avvenga (con una polarità o l'altra) ad una corrente uguale o superiore a 10 A.

Facciamo ora una seconda commutazione.

Abbiamo il 25% delle possibilità che la commutazione avvenga con la stessa polarità e sempre a una corrente uguale o superiore a quella nominale.

Facciamone anche una terza, ovviamente con la stessa implicazione statistica.

Facendo i conti, risulta che nella storia degli eventi legati a quel relè, si ha il 3% di probabilità di avere tre commutazioni consecutive con la stessa polarità e con corrente tra 10 A e 14.1 A. Nella vita del rel, che supponiamo di 10^5 commutazioni, questo evento di ripeterà oltre mille volte.

 

Se per testare lo stesso relè lo si fa commutare una corrente continua di 10 A, per tre volte consecutive, il degrado del contatto sarà inferiore a quello che già si suppone accada per oltre mille volte nella sua vita. Non è certo un danno di cui preoccuparsi.

 

36 minuti fa, Livio Orsini ha scritto:

No, ad ogni commutazione c'è un arco e quindi una migrazione, sia pur minima, ma c'è.

 

Infatti io non ho scritto che non c'è migrazione, ho scritto che per avere una migrazione che danneggi il contatto servono migliaia di commutazioni (vedi l'esempio più sopra).

 

38 minuti fa, Livio Orsini ha scritto:

No ha un senso, perchè i difetti di chiusura son più evidenti con basse correnti.

 

Non sono d'accordo (ma non per questo mi permetto di dire che la tua affermazione sia priva di senso...).

I "difetti di chiusura" vengono evidenziati semmai dalla misura della resistenza di contatto, a bassa corrente, ma se il carico è una lampadina, non c'è molta possibilità di analisi.

La pulizia dei contatti (suppongo tu ti riferisca a questo) è proprio la prova che citavo sopra quando parlavo della misura della variazione di resistenza di contatto al variare dell'energia dissipata nella commutazione. Semplificare affermando che, utilizzando una lampadina, i contatti si verificano meglio a basse correnti, mi pare proprio non condivisibile.

 

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