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Problemi con nebbie acide


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Salve a tutti, volevo chiedere informazioni circa la classica sopresa per omissione di informazioni.

 

Su un condotto di un impianto di abbattimento, abbiamo collegato dei gruppi lampada che solitamente sono immersi nel flusso del processo, senza particolari problemi di sorta (sia per temperatura, ma per qualsiasi altro parametro ambientale).

 

Quetsa volta invece sembra che si sia riusciti ad accumulare tutte le magagne possibili una girante del ventilatore distrutta (letteralmente, non c'è più) in un mese e mezzo, camino bucato in 15 giorni, cavi aggrediti e deformati, connettori IP68 letteralmente bagnati ed erosione di qualsiasi compinente zincata che ci fosse lungo il tratto interessato.

 

Ovviamente alle prime avvisaglie, si scopre solo dopo tutta una serie di problemi, nemmeno segnalati all'ufficio tecnico e di conseguenza mi aspettavo il peggioramento dei primi "sintomi" (la sezione delle lampade viene cablata in ditta e poi spedita, senza nemmeno sapere dove venga installata, dato che è praticamente standard).

 

Per porre rimedio a tutta la parte meccanica, ci penserà il cliente con ovvia adozione di materiale inox o trattamenti atti ad evitare la corrosione, ma il problema mi rimane, sui cavi e sulle giunzioni che devo NECESSARIAMENTE eseguire nella camera, in quanto il costruttore delle lampade, non può fornirle se non con un cordino da 1 m, quando ne servono più di 5:6 metri per ognuna.

 

L'acidità del flusso è stata data come media, bassa dal chimico che ha analizzato (solo settimana scorsa putroppo), ma ha segnalato la possibilità anche di piccole percentuali di solforico. Andremo a neutralizzare con una addizione di soda, queste componenti, ma il dilemma rimane in caso di guasto. Ho già inoltrato alcune richieste a costruttori di cavi, per capire cosa poter utilizzare in questo caso, considerando anche di raggiungere i 70°C nel condotto e la formazioni di nebbie, che secondo me hanno causato sui conduttori, la penetrazione del liquido sino ai contatti.

 

Vorrei escludere l'installazione di ulteriori cassette inox, con raccorderia inox ma non sono anche del tutto convinto dell'uso di gel per isolare eventuali giunzioni (con l'eliminazione dei connettori) per via della reazione dell'isolante ai fumi.

 

L'ultima idea potrebbe essere la resina, penso, per via del suo passaggio all stato solido una volta posata. Le connessioni non sono tante ed anche piccole (la sezione dei conduttori è di 1 mmq).

 

Qualcuno ha esperienza in questi ambienti particolarmente aggressivi ?

 

Buona giornata, Ennio

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In generale, in ambienti discretamente aggressivi (impianti di trattamento acque - dove acidi e basi sono all'ordine del giorno) si usano quadri (tipo Conchiglia / Gewiss) e canaline portacavi in vetroresina.

Con i quadri, in genere, riesci ad avere (mantenere) un IP54/IP55, con le canaline ovviamente no e quindi l'elemento più critico sono i cavi e/o le giunzioni dei cavi.

Onestamente non saprei consigliarti una tipologia di cavi resistenti agli acidi (la guaina in PVC dovrebbe esserlo) ...

Come idea, forse potresti pensare di inguainare i cavi dentro tubi in PVC (*) che sono sicuramente resistenti agli acidi, però non è propriamente un'installazione elettrica canonica.

 

(*) Intendo i tubi, generalmente di colore grigio scuro, che sono utilizzati per realizzare le linee di dosaggio acidi / basi (sono quindi prettamente ad uso idraulico e non elettrico) e in genere si incollano. Si potrebbero usare dei giunti a 3 pezzi (per simulare i raccordi tubo-tubo) per poter facilitare il passaggio dei cavi.

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Ciao Max, di ambienti schifosi ne ho conoscenza (da raffinerie metalli, ad inceneritori, impianti biogas, produzioni batterie ecc,,,) , ma il questo caso si sono sommate una serie di problematiche che purtroppo escludono di per se alcune soluzioni.

 

Considera che stiamo parlando sono di un condotto, un tubo, del diametro di 3 metri ed è solo in questo tratto di cui mi devo occupare. Abbiamo un passaggio esterno interno, garantiro a perfetta tenuta stagna con dei passa parete che hanno perfettamente resistito (purtroppo non il cavo che ha sudato letteralmente composti organici e olio), quindi ora dobbiamo risolvere il problema interno, contingentato al solo tratto interessato da questa nebbia acida (probabilmente solforica), con la presenza di altissimi valori di irraggiamento UV (appositamente generato per il trattamento del refluo).

 

Stiamo procedendo per una eliminazione delle connessioni (presa e spina), verso una connessione fissa, ma senza l'adozione di resine o gel (grado di protezione aumentato da IP68 a 69K).

 

I cavi li stiamo valutando, perché siano resistenti sia agli UV che agli acidi solforici (piccola percentuale), anche se come scrivevo dovrebbe essere molto mitigata dall'azione neutralizzante della soda.

 

Ci rimane il dubbio dell'aggressività delle nebbie in quanto secondo me sono molto più problematiche. Molti ci hanno velocemente liquidato con il fatto che alcuni prodotti siano garantiti per l'immersione, ma in primis stiamo parlando di un immersione in alcuni casi non permanente (la ns nebbia è presente h24, 365 gg) e comunque vengono fatte specifiche prove per le nebbie (vd quelle saline, come piuttosto acide), perché per loro stessa natura reagiscono in maniera differente al punto di rugiada, alle elevate temperature, alla velocità del fluido ecc... IN poche parole sono particolarmente str...ze.

 

Vedremo coma mi diranno quelli dei cavi e quelli dei connettori e poi vi darà riscontro.

 

Ennio

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