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Salta Il Differenziale - forno umido????


andreai

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Benny Pascucci
Benny io ho solo fatto una stima di massima.
Infatti, non ho detto che la tua stima era sbagliata, ma generosa.... ;)

(non sarò troppo cattivo? )
Sì, sì...sei cattivissimo.... :P

Allora....eccomi qua !
Grazie Mirko!
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Mirco relativamente all'elemento riscaldante per lavatrice c'è un errore di fondo: manca il dissipatore. :) L'elemento è stato calcolato per essere immerso in una certa quantità d'acqua. Proprio per questo nelle lavatrici e lavastoviglie è necessario il consenso del pressotato per poter iniziare il riscaldamento. In assenza dell'acqua la restenza termica diminuisce di molto. E' un fenomeno simile a quello dell'uso di un transistor con o senza dissipatore.

Quello che mi stupisce sono le tue prove con il "fornetto". Ci deve essere qualche inghippo perchè, con 24V non dovrebbe neanche intiepidirsi.

Visto che tu traffichi spesso con circuiti e componenti elettronici non ti sarà di certo sfuggita la variaziano di temperatura dei resistori al variare anche minimo della dissipazione.

COmunque il sistema ha scatenato la mia curiosità. DOmani recupero un vecchio manuale di mio padre: "Il riscaldamento elettrico" che tratta proprio della progettazione dei resistori da riscaldamento, e faccio un paio di verifiche (se non vengo assalito da un attacco di lazzaronite :P ). Poi se la voglia regge faccio anche qualche prova con dei vecchi resistori da forno.

Modificato: da Livio Orsini
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Mirko Ceronti
Mirco relativamente all'elemento riscaldante per lavatrice c'è un errore di fondo: manca il dissipatore

Infatti :) , ed è proprio per quello che (non contento) mi son buttato in seconda istanza sul fornetto.

Ricordo che agli inizi delle mie "archibugiate" collegai una di quelle resistenze da lavatrice direttamente alla 220, semplicemente poggiandola sulla morsa del banco, ed iniziò a fumare quasi subito, cosa che mi fece precipitare di gran carriera a scollegarla.

Mi fu poi spiegato quello che hai sottolineato Tu, e da allora (tranne che nell'esperimento di oggi) sono solito ad infilarle sempre in un secchio pieno d'acqua quando faccio gli esperimenti, e cerco anche di sbrigarmi poichè l'H2o fa presto a scaldarsi.

Ad ogni modo son rimasto stupìto anch'io e se devo essere sincero, il germe che m'ha scatenato l'incentivo alla prova, è stato il fatto che proprio nei montaggi elettronici, se Ti trovi ad avere (per esempio) una resistenza su cui da calcoli teorici si dissipano 2 watt, e Tu gli e la metti anche da 10 Watt (uno pensa di avere del margine poichè è 5 volte più grande) costei nonostante il "margine" d'abbondanza scotta fuori misura, e.....non si brucia daccordo, ma per un profano la sensazione è che durerà poco.

Poi io ne ho di quelle in tali condizioni da anni, bollono ma non cedono.

Per cui su quella traccia m'è venuta la voglia di provare, e.....i risultati son stati quelli.

Saluti

Mirko

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Carlo Albinoni
Mi fu poi spiegato quello che hai sottolineato Tu, e da allora (tranne che nell'esperimento di oggi) sono solito ad infilarle sempre in un secchio pieno d'acqua quando faccio gli esperimenti, e cerco anche di sbrigarmi poichè l'H2o fa presto a scaldarsi.

E' un calorimetro ad acqua! :)

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Son partito in modo abbastanza superificiale azzardando ipotesi empiriche basate su esperienze personali, ed ora la situazione m'intriga molto.

Non essendo un termotecnico son costretto a documentarmi e la faccenda si fa più complessa del previsto :)

La soluzione del problema sta nel determinare il punto di equilibrio della temperatura raggiunta dal resistore.

In altri termini se non ci fossero perdite far dissipare 1W o 1 kW la temperatura raggiunta sarebbe identica, varierebbe solo il tempo necessario. Questo perchè, in assenza di perdite, l'energia consumata è identica.

Sono sempre stupito dei risultati ottenuti da Mirco con il fornetto, perchè ipotizzerei un ounto di equilibrio molto, ma molto più basso. Però non ho nessun motivo di mettere in dubbio la veridicità delle affermazioni di Mirco. Quindi non mi resta che cercare di approfondire teoricamente la questione, impresa non semplice e, soprattutto, non immediata.

Prometto che non lascerò cadere la cosa e che pubblicherò i risultati :)

In ordine alla temperatura dei resistori per circuiti elettronici.

Qui è più facile predeterminare la temperatura superficiale in funzione della potenza elettica dissipata. Si lavora a ritroso come per i transistor di potenza applicando la legge di ohm termica.

Per questi componenti i produttori forniscono la resistività termica del contenitore e, a volte, anche della "corrazzatura". Pertanto conoscendo questo dato è abbastanza agevole determinare il salto termico tra aria ambiente ed elemento riscaldante. Se Rt è, ad esempio, 20oC/W con ta=25oC e P=3W, la temperatura del componente sarà pari a 85oC, mentre con 0.5W dissipati la temperatura sarà di soli 35oC.

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Benny Pascucci
Son partito in modo abbastanza superificiale azzardando ipotesi empiriche basate su esperienze personali, ed ora la situazione m'intriga molto
Non avevo alcun dubbio.... :lol:

In altri termini se non ci fossero perdite far dissipare 1W o 1 kW la temperatura raggiunta sarebbe identica, varierebbe solo il tempo necessario. Questo perchè, in assenza di perdite, l'energia consumata è identica.
Infatti...se prendessiomo due resistenze perfettamente uguali (perfettamente coibentate) e fascessimo dissipare nella prima 1000 Wh, questa si porterebbe ad una temperatura T1, perfettamente uguale alla seconda resistenza che assorbe 10 W per 100 ore.

In questo caso, essendo impedito lo scambio termico con l'ambiente, tutto il calore fornito al sistema ha come effetto l'aumento di temperatura del corpo. E' un po' quello che si verifica nei cavi elettrici durante la fase di corto circuito, che va trattata come adiabatica.

Ovvio che sia nel caso di un fornetto, che nel caso di un cavo, la somministrazione di calore non ha solo l'effetto di aumentare la temperatura del corpo, questo avviene fino all'equilibrio termico, punto nel quale si ha l'uguaglianza tra il calore fornito e quello scambiato con l'ambiente. Pare ovvio che in questo caso la temperatura alla quale si porta il sistema deve essere più bassa di quella alla quale si porterebbe in condizioni nominali, altrimenti arriveremmo all'assurdo che cavi caricati al 10% della loro portata dovrebbero portarsi prima o poi alla massima temperatura di esercizio, il che sarebbe un assurdo termodinamico.

Il sistema adoperato da Mirko aveva lo scopo di confermare o smentire quanto si andava affermando, ovvio che su di esso non è possibile alcuna previsione teorica, infatti è un sistema così labile da un punto di vista termodinamico che la semplice influenza di uno spostamento d'aria operato dalla mano per controllare la temperatura superficiale porta a risultati affetti da errori anche del 100%, ma la rilevanza empirica dell'esperimento è evidente: il fornello si riscalda a prescindere dal valore di tensione ai suoi morsetti.

Prometto che non lascerò cadere la cosa e che pubblicherò i risultati.
:thumb_yello: Modificato: da Benny Pascucci
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  • 9 years later...

Buonasera a tutti. A dire la verità io sono riuscito a recuperare una resistenza  di un bollitoRe in dispersione dietro suggerimento di un collega che mi ha fatto praticamente verificare quello che avevo studiato in teoria a scuola:

Come per la soluzione da "incosciente" ho smontato la resistenza da 1200W 220V e l'ho collegata a fase e neutro senza la terra,l'ho fatta scaldare per 15 minuti, ed e' tornato l'isolamento ma tornato a casa e rimontata nel bagnomaria, era di nuovo in dispersione.

Ho ripetuto il procedimento per 30 minuti e questa volta si è ripristinata definitivamente.

 

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Maurizio Colombi

Mi dispiace, ma il regolamento di PLCForum che avresti dovuto leggere all'atto dell'iscrizione, vieta espressamente di accodarsi alle discussioni.

Specialmente a quelle ferme da parecchio tempo!

Grazie comunque per il tuo contributo.

 

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