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Messa a terra impianti d'antenna - Dubbi e certezze.


Di_Lu_SI

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Ciao, ho notato che in molti alcuni casi il palo antenne è messo a terra, è buona cosa farlo??? Volevo informazioni e norme vigenti al riguardo. Grazie a tuttiii....

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Se invece si trattava ad esempio di un condizionatore di fianco all'antenna..allora il probema non si poneva..si collegava la terra normalmente (al condizionatore)senza il dubbio di aver creato un parafulmine... rolleyes.gif

Modificato: da marcoasso
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poi invece lo si creava ( o lo era gia' , basta gurdare le antenne e gli impianti distrutti da fulminazione diretta) .

quindi una calata esterna DA REALIZZARE A REGOLA D'ARTE e' la protezione piu' efficace.

ivano65

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io non sono discorde di mettere il palo a terra..però forse mi sono espresso male ..

volevo dire se al posto (in quella posizione del tetto) dell'antenna si installa ad esempio un condizionatore ..

che si fà? ...normalmente si collega la terra uguale al conduttore di fase..

senza prevedere il rischio fulmini..

il mio esempio era questo..

Modificato: da marcoasso
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Di_Lu_SI+23/11/2009, 10:41--> (Di_Lu_SI @ 23/11/2009, 10:41)

Leggi qui di seguito, potrebbe esserti utile:

Messa a terra

e collegamenti equipotenziali

Il conduttore esterno del cavo coassiale della rete di distribuzione dei segnali deve essere collegato a terra, a meno che nell’impianto si utilizzino soltanto prese d’utente totalmente isolate e componenti elettrici di classe II.

Il collegamento a terra può essere effettuato in corrispondenza del punto di ingresso del cavo nell’edificio, nel caso di impianto di distribuzione via cavo (CATV), o in corrispondenza del terminale di testa, negli impianti centralizzati d’antenna (vedere Norma CEI 12-43, art. 5.2.4 / CEI 12-43, art. 5.2.9).

Occorre inoltre verificare che, a livello delle prese d’utente, la resistenza misurata in corrente continua, tra il conduttore esterno della presa ed il più vicino collettore equipotenziale, sia inferiore a 5 Ω (vedere CEI 12-43, e art. 9.1.2 e art. 9.1.3).

I collegamenti equipotenziali ed il collegamento di terra devono essere effettuati con conduttori aventi una sezione di almeno 2,5 mm2 se è prevista una protezione meccanica (ad esempio quando il conduttore è inserito in tubo, guaina o canalina), 4 mm2 se non è prevista una protezione meccanica (vedere Norma CEI 64-8, art. 543.1.3).

I collegamenti del sostegno d’antenna indicati non sono da effettuare nei seguenti due casi:

quando l’impianto d’antenna è posto all’esterno dell’edificio,

almeno 2 m al di sotto del tetto e a meno di 1,5 m di distanza dall’edificio;

quando l’impianto d’antenna è installato all’interno della struttura dell’edificio.

In particolare:

• Se l’edificio è da considerarsi autoprotetto dalle fulminazioni dirette sia in assenza sia in presenza dell’antenna ai sensi della Norma CEI 81-4. Secondo tale Norma in questo caso non è necessaria la protezione contro le scariche atmosferiche.

• Se l’edificio è da considerarsi autoprotetto dalle fulminazioni dirette in assenza dell’antenna, ma non risulta più autoprotetto in presenza dell’antenna. Il sostegno d’antenna (palo) deve essere connesso a terra mediante un conduttore avente sezione minima di 35 mm2. Il conduttore deve essere installato secondo un percorso diritto e verticale in modo da costituire la via più breve e diretta verso l’impianto di presa di terra o dispersore. I conduttori esterni (schermo) dei cavi coassiali provenienti dalle antenne devono essere collegati al palo, mediante un conduttore di connessione equipotenziale avente sezione minima di 4 mm2. La formazione di anelli deve essere evitata.

• Se l’edificio non è autoprotetto sia in assenza sia in presenza dell’antenna. In tale caso l’edificio deve essere dotato di un impianto di protezione contro i fulmini (LPS). Il sostegno d’antenna (palo) deve essere connesso all’impianto LPS .

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Pierluigi Borga

In questa discussione entra in gioco la norma CEI 100/7

E subito possiamo fare una semplice distinzione:

-Messa a terra equipotenziale

-Messa a terra per fulminazioni dirette

Sono due cose diversissime, la prima è da realizzarsi sempre e consiste nel connettere a terra le schermature dei cavi coassiali tramite apposite barre e morsettiere vicino al centralino, non basta mettere a terra il centralino, in quanto il legislatore considera l'eventualità di cavi scollegati per manutenzione o altro. Poi nei vari punti di derivazione e distribuzione se l'impianto è esteso, infatti nessuno usa prese totalmente isolate.

La seconda va fatta a discrezione dell'impianto quando l'edificio non è autoprotetto da fulminazioni dirette e quando è presente un impianto esterno di captazione, e sicuramente va fatto tramite conduttore in rame nudo da 16 mmq in su, esterno al fabbricato che va a collegarsi direttamente ai dispersori dell'impianto di terra.

Del resto le esperienze hanno dato ragione e torto a tutti contemporaneamente.

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Salve a tutti, anche io ho il problema della messa a terra del palo d'antenna, forse l'unico elemento realmente esposto (ma questo mi aiuterete a capirlo voi spero).

Ho letto con attenzione i post, ma resta il problema che collegare il palo a terra trasforma lo stesso in un parafulmine e questo presenta una serie di interventi sulla messa a terra costosi e poco gestibili nel mio caso particolare (non ho punti buoni per la calata della treccia di rame, e la linea di dispersori e' lontana dalla posizione dell'antenna).

Se per tagliare la testa al toro il palo (necessariamente in materiale metallico per resistere elasticamente alle sollecitazioni del vento anche se di altezza 2-3m) fosse completamente rivestito di materiale isolante? Per esempio con un tubo in pvc il piu' possibile aderente ed un robusto tappo in gomma sulla sommita'? Corro il rischio di trasformare il palo in un condensatore cilindrico a causa delle infiltrazioni d'acqua o perche' bagnato sull'esterno?

Ho detto qualche bestemmia finora?

Per il cavo coassiale il problema sarebbe risolto: il collegamento al conduttore PE dell'impianto e' fattibile e, come confermato da piu' parti, non trasforma l'impianto df'antenna in un parafulmine, mentre il filo di segnale sarebbe intercettato da un SPD apposito, coordinato con altri SPD sull'impianto elettrico e telefonico (molto estesi nella mia villetta). Che ne dite?

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Vorrei invitarvi alla cautela quando si parla di fulmini.

L’ottimo intervento di Pierluigi Borga ci ricorda che l’impianto di protezione dai fulmini non ha niente a che vedere con l’impianto di messa a terra dello stabile. Collegare un palo di antenna alla messa a terra dello stabile non equivale a proteggere la struttura dal fulmine captato dall’antenna. L’unico modo più sicuro per proteggere la struttura è collegare il palo alla gabbia di Faraday (qualora ci sia la necessità di realizzarla)

La norma a cui si deve far riferimento è la CEI EN 62305 (CEI 81-10).

L’esperienza ci dice che quando si parla di fulmini è errato farlo in maniera deterministica (se faccio questo ottengo questo), ma il problema va analizzato in maniera probabilistica.

Le norme citate sono basate sull’analisi statistica del sito da proteggere, ma ricordiamo sempre che non conosceremo mai le condizioni iniziali del circuito elettrico attivato da un fulmine, perché trattasi di eventi improvvisi , imprevedibili e di potenza ignota. Certo conosciamo le caratteristiche medie di un fulmine tipo, ma questo non significa che riusciremo certamente a proteggere al 100% l’edificio dal “quel” fulmine che ci cadrà sopra; oppure i sistemi di protezione costerebbero così tanto rispetto al valore da proteggere, che non conviene realizzarli (valutazione della necessità di protezione).

La valutazione del rischio per la struttura da proteggere si fa partendo dalle tabelle che ci indicano la densità dei fulmini caduti al suolo in quella zona (dato statistico) per passare poi ai dati relativi all’analisi dell’edificio e suoi dintorni per arrivare all’analisi delle persone umane presenti dentro e nei dintorni dell’edificio per valutare il rischio di perdita di vite umane e confrontarlo con il valore del rischio tollerabile.

Poi si passa all’analisi dell’architettura di tutti gli impianti tecnici presenti nell’edificio e si quantificano le perdite economiche possibili/probabili dopo aver calcolato la probabilità di eventi secondari gravi (in particolare incendi). Alla fine si fa il calcolo del rischio globale per decidere la necessità o meno della protezione. Se dai calcoli emerge che la protezione dai fulmini è necessaria si comincia a pensare alle contromisure.

Questo sintetico esempio è per dirvi che un impianto di protezione dai fulmini (come qualunque altro impianto) deve essere progettato da un professionista e non è bene affidarsi a tentativi sperimentali fatti magari in buona fede ma che non garantiscono nessun risultato, quando non peggiorano una situazione che magari è di autoprotezione.

Vi saluto e auguro buon lavoro a tutti.

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Pierluigi Borga

Ringrazio Uncinetto per il buon intervento tecnico, con precisi riferimenti normativi, del resto abbiamo appurato che la protezione da fulmini si basa su dati statistici che la forza della natura smentisce senza nessuna paura.

Proprio quest'estate ho avuto la possibilità di vedere gli effetti devastanti di una fulminazione diretta su un abitazione di 3 piani in campagna:

Il fulmine ha colpito il dipolo dell'antenna di banda 4 ( alla sommità del palo) ed è sceso una parte attraverso la calata fino all'alimentatore (il cavo si è fuso per 3 piani di seguito) e l'alimentatore è scoppiato ( notate bene televisore illeso) e una parte attraverso lo staffaggio del palo poi sulla muratura e giù sull'angolo della casa fino ai contatori Enel scoppiati anch'essi.

Da qui avere il palo isolato in questo caso avrebbe cambiato di poco le cose, anzi sarebbe sparito l'isolamento.

Se avessi messo degli scaricatori sul cavo TV probabilmente avrei attenuato gli effetti sulla calata ma di sicuro in quel caso specifico lo scaricatore sarebbe sparito letteralmente come i primi 7-8 metri di linea in tubo PVC portacavo e cavo tv stesso.

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Pierluigi Borga

Scusa Ivano, per precisare, intendi la calata esterna in rame collegata al palo e all'impianto disperdente con resistenza di terra molto bassa, lo penso anch'io, avrebbe attenuato la botta notevolmente.

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Sul sito della Dehn Italia vi è la parte " Formazione", costituita da schede in formato PDF, molto interessante per quanto riguarda gli aspetti riguardanti le fulminazioni; in particolare nella scheda " Rischio da fulminazione" vi è la foto di un appartamento colpito da fulminazione, mi ha impressionato davvero :

http://www.dehn.it/it/seminari/formazione.shtml

Modificato: da ges1
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Ho notato che le norme prescrivono che la calata esterna, laddove ritenuta necessaria, deve essere verticale e la piu' breve possibile fino al dispersore. Se si interviene su un edificio gia' esistente, pero', possono esserci dei vincoli gia' esistenti. Puo' capitare che per raggiungere il dispersore (gia' posto in opera, oppure perche' quella e' l'unica posizione in cui lo si puo' porre), la treccia debba fare un ulteriore tratto orizzontale, anche contenuto, diciamo 1m (tipicamente passando sotto un marciapiede).

In questi casi la calata e' ancora efficace? Secondo un testo che ho letto anni fa, "i fulmini si propagano nei cavi secondo linee rette", tanto che, secondo lo stesso testo che cito a memoria (perche' non ricordo il nome), alcuni antennisti fanno fare delle curve a zig-zag al cavo d'antenna alla base del palo, prima dell'ingresso nel muro blink.gif (presumo per limitare la corsa del fulmine sul cavo d'antenna). E' una fanta-fisica?

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Pierluigi Borga

Il collegamento al dispersore o a più dispersori deve essere più corto e rettilineo possibile per offrire minor resistenza alla corrente di scarica.

In genere la calata va rivestita con un tubo in pvc per i primi 3 metri dal suolo in verticale e anche nel tratto orizzontale sul marciapiede, anzi a volte conviene che il marciapiede sia asfaltato o in getto di calcestruzzo, questo per limitare eventuali tensioni di passo e di contatto durante l'ipotetica scarica...

Le curve dovrebbero essere ampie per evitare la "fuoriuscita" ma non possono non esserci se vogliamo raggiungere il dispersore.

E' un accorgimento pratico che può limitare anche i danni.

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  • 2 months later...

Quindi la regola generale sarebbe mettere un bel cavo da 35 sul palo antenna /parabola e portarlo separatamente su di una palina in un pozzetto in plastica il più vicino possibile e collegare questa palina con quella di scarico dell'impianto elettrico di casa.

Dovrebbe essere la soluzione migliore o no?

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e' la condizione migliore a condizione che:

RT sia bassa ( meglio sotto i 5 hom)

l'impianto di terra sia ad anello ,

siano installato sulle linee entrante degli scaricatori almeno in classe 2.

sarebbe meglio il classe 1 , ma il costo proibitivo ne rendono scarsa l'applicazione in ambito residenziale ( purtroppo)

ivano65

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Pierluigi Borga

Nella scelta degli scaricatori è tutto molto complesso e non esatto infatti il fulmine può sempre stravolgere tutte le teorie.

Poi oltre agli scaricatori sui cavi antenna servirebbero anche in ingresso linea Enel....

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  • 2 weeks later...

Secondo voi, fatta salva la norma Cei che impone la messa a terra della calza schermante del cavo coassiale di antenna, questa misura serve a garantire la sicurezza delle persone e degli apparecchi o più a migliorare la schermatura del sistema di distribuzione dei segnali contro i disturbi elettrici?

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Pierluigi Borga

Prevalentemente a garantire la sicurezza delle persone prevenendo eventuali tensioni di contatto potenzialmente pericolose.

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gli scaricatori a cui mi riferivo erano sulla linea di alimentazione elettrica generale.

e' il punto piu' sollecitato durante una scarica ceuranica.

cio' e' dovuto al fatto che il fulmine ' vede' la linea elettrica come una messa terra scaricandosi in parte verso essa ( vedere su sito dhen cio' che si dice al riguardo)

se non usati gli scaricatori possono esserci danni anche gravi .

ivano 65

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Pierluigi Borga+16/03/2010, 20:42--> (Pierluigi Borga @ 16/03/2010, 20:42)

Secondo voi, se ci si trova di fronte un impianto centralizzato, in una palazzina di medie dimensioni (12 appartamenti), che non dispone di presa di terra per l'impianto luci scale condominiale, come ci si deve comportare?

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  • 4 years later...

Buongiorno

Riapro un vecchio argomento.

1) Il dispersore dell'antenna deve chiudersi ad anello con il dispesore dell'imp. elettrico?

2) Se i dispersori non fossero collegati differenze di potenziale fra le due terre non creerebbero correnti parassite che attraverserebbero le schermature dei cavi, il multiswich e l'amplificatore d'antenna?

3) L'ideale non sarebbe collegare i due dispersori fra loro con cordino nudo nel terreno?

4) La messa a terra dell'antenna è sufficiente a proteggere i dispositivi attivi dell'impianto TV/SAT come il multiswich, l'amplificatore e i televisori collegati?

5) Esistono particolari scaricatori a protezione dell'impianto TV/SAT?

Modificato: da roca10
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Non ho letto tutti gli interventi, ma a titolo informativo posso affermare questo:

Prima di procedere a qualsiasi posa di LPS artigianali o messa a terra locale dell'antenna e delle sue parti - anche la carpenteria, bisogna affidarsi alla valutaizone del rischio fulminazione, con apposito software e dato Ng, da assumere dalla normativa vigente.

Fatta la valutazione preventiva, le risultanze della verifica detteranno se è verosimile il rischio fulminazione o questo fattore è limitato statisticamente.

Se il rischio è minimale si lascia tutto com'e'.

Se l'indice di rischio è propenso alla ipotesi della fulminazione diretta, si deve procedere con progetto esecutivo ad opera di professionista iscritto all'albo.

Colui, prenderà in esame anche l'antenna e questa sarà associata a dispositivi LPS eventuali.

Solo se le prese TV/sat non sono a II isolamento si devono prendere delle precauzioni, come la barra Equipotenziale sulle calate dei conduttori.

Diversamente, ogni espediente artigianale ed arbitrario, come pali antenne poste a terra con cavi da 16mm2, ed ogni altro espediente, serve solo ad aumentare la sensibilità dell'antenna stessa - dettata dal palo e dagli elementi - a favore di una scarica atmosferica a carico di essa: PERICOLO AUMENTATO!.

E' facile trovare installatori, che di dielettano inartefatti del genere.

Se l'impianto elettrico è aggionato alla V3 cei 64-8 cap 37, e ha gli SPD tipo II a centralino, si può adottare un SPd a limitazione sulla presa elettrica che alimenta l'amplificatore.

A memoria, le uniche prese non aII isolamento, mi paiono quelle vecchie tonde con corpo in metallo...le ultime, sono ad accoppiamento induttivo - in pratica a II isolamento.

Ci sono stati dei casi in cui, l'instalaltore con la messa a terra del palo ha realizzato un vero e proprio captatore, con conseguente scarica elettrica derivata da un fulmine e danni a cose.

In altri casi, altri instalaltori di altra categoria professionale, hanno posato a terra i comignoli metallici delle caldaie, con le medesime conseguenze che ho citato.

Attenzione.

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