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Forno Per Ceramista - a legna


toifel

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Mi rendo conto che la richiesta e' insolita, ma sto' cercando invano della documentazione su come erano fatti i forni per la cottura dell'argilla alimentati a legna. Ho intenzione di costruirne uno per la cottura di manufatti dall' ingombro medio grande (cm 60x60x60).

Qualcuno ha idea di come erano fatti questi forni? Ad una sola camera per combustione e cottura, o a doppia camera sovrapposta o affiancata?

ps il forno mi serve per cuocere il rivestimento in ceramica di una stufa anch'essa autocostruita!!! :lol:

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  • 1 month later...

  • 4 weeks later...
Giorgio Demurtas

un mio amico l'aveva fatto con un barattolo di lamiera grande, rivestito all'interno con una lana bianca, non so bene cosa fosse, ma qualcosa che resiste ale alte temperature e isola. Sul fondo aveva un buco dove ci infilava la fiamma del cannello a gas (quello per mettere la guaina).

Se riesci a scoprire dove comprare questa lana di vetro bianca ilgioco è fatto.

ciao

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Paolo Cattani

La lana bianca, che poi sembra di più il cotone idrofilo, è in commercio col nome di fibra ceramica. Si può provare dai ricambisti per elettrodomestici, visto che la usano nei forni di casa, comunque è molto cara.

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  • 3 months later...

I forni erano fatti a camere separate e sovrapposte. Anticamente l'elemento di separazione tra le due camere, era formato da una lastra in ceramica refrattaria di spessore considerevole ed opportunamente traforata per consentire il passaggio del calore.

Non esisteva canna fumaria ed il grado di cottura dell'argilla era basato sul colore che questa acquistava man mano che la temperatura cresceva. Solitamente si fermava la cottura quando l'argilla diventava di un colore aracio vivo.

La pianta del forno era circolare con diametri che andavano da mt 2 a mt 2,50, la bocca di carico della legna era posizionata in modo da essere sotto vento rispetto al vento predominante e per le cotture si scegliavano giornate otiimali dal punto di vista atmosferico, mentre la bocca di carico dei manufatti era ed è a cielo aperto. Questi forni furono costruiti sull'imitazione dei forni dell'antica Grecia e poi si sono diffusi in tutto il bacino del mediterraneo. Nella mia terra, la Sardegna, ne esistono ancora alcuni esemplari che funzionano benissimo. Che io sappia gli unici ad apportare delle grandi modifiche a questi forni furono i toscani e gli umbri.

Il forno a legna più semplice da realizzare è il cosidetto "forno a segatura". Questo forno si può montare e smontare ovunque e sempre all'aperto. E' costituito da comuni mattoni da costruzione o da mattoni refrattari posati, a cominciare dalla base, uno di fianco all'altro sino a formare una specice di canna fumaria.

I mattoni vanno distanziati l'uno dall'altro di 2 o 2,5 cm. l'altezza solitamente non supera gli 80 cm. e la sezione può essere quadrada o leggermente rettangolare.

Si inizia a disporre la segatura dalla base del forno per uno spessore di 15 cm. quindi si inzia a caricare il forno con i primi pezzi e così via. I pezzi devono essere affogati nella segatura e separati tra uno strato e l'altro (di pezzi) da altrettanti 15 cm. di segatura. A riempimento completato si da fuoco alla segatura con dei vecchi giornali, ed inizia la cottura. L'apporto di ossigeno è assicurato dalla fessura di 2 cm. che abbiamo lasciato durante la costruzione. Una volta iniziata la combustione bisogna coprire il forno con un foglio di lamiera (meglio una lastra il materiale refrattario) ed assicurarsi che la combustione avvenga in maniera uniforme. La cottura può durare anche un giorno intero. Le temperature che si raggiungono sono intorno ai 700°C ad essere fortunati sino a 750°C. I manufatti che si ottengono sono molto porosi (vista la bassa temperatura) sono belli da vedere perchè assomigliano a dei reperti acheologici (attenzione nel neolitico si cuoceva meglio). Ecco qua il più semplice dei forni a legna. Io avrei anche dei progetti più moderni ed efficenti che, però, non ho avuto la possibilità di sperimentere per mancanza di spazio. Se sei interessato ad aprire la discussione lo saprò attraverso questo Sig. Sito.

Attenzione ai forni costruiti con bidoni di lamiera rivestiti internamente di fibra refrattaria e alimentato da un cannello a gas!!!

- Questi forni si adoperano per una tecnica che viene chiamata impropriamente Rakù, dove il manufatto ha già avuto una prima cottura a 950-980°C (un pezzo crudo si frantumerebbe in mille pezzi alla temperatura di 250-300°C;

- La fibra refrattaria è cancerogena, lo sanno bene i ceramisti Rakù che adottano mille precauzioni durante il processo di ossido-riduzione (si chiama così la cottura pseudo Rakù).

Ti porgo un cordiale saluto

zuritto ceramista in Sardegna

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