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Per cui ricapitolando, il reostato agisce per dissipazione modulando in ampiezza il valore di picco (e quindi anche quello efficace) della sinusoide; il dimmer o più in generale il sistema a parzializzazione d'onda, affetta l'onda parzializzandone l'integrale, ovvero deformandola per difetto, ottenendo così comunque una riduzione della sua superficie e quindi un abbassamento del valore efficace risultante.
E' dunque tutto oro quello che luccica?
Ovviamente no, anche perché non si spiegherebbe il motivo per cui si continuano a costruire i trasformatori, se basta un circuito delle dimensioni di un biscotto per ottenere tutti i valori di tensione efficace da un minimo ad un massimo. Come abbiamo visto, la modulazione lineare di tutti i valori efficaci di tensione avviene con un trucco che affetta l'onda. Questo metodo si sposa bene con tutti quei carichi dove la forma d'onda non è fondamentale.
Pensate alla lampadina, noi la alimentiamo a tensione sinusoidale, ma vi garantisco che se anche le forniamo una forma d' onda quadra, a dente di sega, o triangolare, a lei non le può importar di meno, e sfido chiunque (a 50 Hz) ad accorgersi della differenza. (figura 13)



Ma se devo far funzionare negli ambienti domestici un amplificatore audio, a 12 Volt studiato per il settore automobilistico, è meglio che con questo sistema NON CI PROVO NEANCHE, pena la distruzione dell'apparato ed una giornata di intenso dispiacere.
Nel campo industriale, questo metodo, viene usato in modulazione automatica progressiva o regressiva, nei Soft-Start per motori elettrici; ovvero sempre di Dimmer si parla (come principio) ma qui una volta acceso il sistema, questi fornisce al motore (in automatico) tutti i valori efficaci della tensione di rete da un minimo ad un massimo in progressione lineare, allo scopo di addolcire l'avviamento (avviatori appunto) per limitare la corrente di spunto, la quale nel caso di avviamento diretto col teleruttore, arriverebbe a punte di assorbimento notevoli. Anche in fermata (modulazione regressiva) a volte si usa, per accompagnare dolcemente in stop il motore accoppiato ad una pompa allo scopo di limitare il colpo d'ariete nelle condotte idriche.
Non solo, questo sistema preserva anche da stress, tutta la meccanica di trasmissione asservita dal motore medesimo, con ovvi benefici per i costi di manutenzione.
Se vogliamo renderci conto del perché oggi come oggi i trasformatori rimangono ancora insostituibili, basta guardare le forme d'onda di figura 14 a pagina 8.
A sinistra abbiamo le sinusoidi gestite da Reostati, Trasformatori o Autotrasformatori variabili (Variac), a destra abbiamo quelle modificate dal Dimmer.
Si nota benissimo che per ridurre il valore efficace, Trasformatori, Autotrasformatori, e Reostati, agiscono sull'ampiezza di quest'ultima, lasciandone invariata (e quindi INDISTORTA) la forma. Il Dimmer invece, per poter ridurre il valore efficace senza agire sull'ampiezza (cosa che lo costringerebbe a dissipare) deve per forza tagliarla allo scopo di ridurne la superficie e quindi il valore efficace, ma ciò comporta una distorsione enorme, non tollerata da tutti i tipi di carichi; pensate ad un P.L.C. che funziona a 24 volt AC, se noi puntassimo il dimmer a tale valore efficace in uscita, e poi vi collegassimo il P.L.C. costui non farebbe di certo una bella fine.
E così per tutte le apparecchiature elettroniche in genere, le quali richiedono per il loro buon funzionamento, una tensione ed una corrente opportunamente raddrizzate e filtrate.
Il Reostato per altro è molto poco usato, perché rispetto a Trasformatori od Autotrasformatori (ad uscita variabile) ha il grosso difetto che oltre al surriscaldarsi causa dissipazione della potenza in eccesso, basa la sua tensione d'uscita all' assorbimento del carico, per cui se torniamo all'esempio di pagina 1 e 2 dove si era visto che per avere 155 Volt in uscita, bisognava regolare il Reostato su un valore di resistenza serie corrispondente a circa 20 Ohm, questo è vero per un carico da 1000 Watt, ma basta aggiungere o togliere una delle lampadine che compongono il carico, per vedersi la tensione d'uscita variare, e quindi urge poi una correzione di quest'ultima, cosa questa che con trasformatori od autotrasformatori non accade (sempre che si rimanga nel range di portata di questi dispositivi)

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