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Perche' passare a Linux - 1a parte


Gabriele Riva

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Può darsi che siate già abbastanza documentati e motivati da non aver bisogno di sentirvi ripetere i buoni motivi della vostra scelta. Ma è perfettamente possibile che siate invece ancora riluttanti ad abbandonare un ambiente, quello di Windows, che conoscete e frequentate da tempo, per passare ad un mondo nuovo e inesplorato.

C'è anche il dubbio inevitabile che sorge quando si fa qualcosa controcorrente. La massa degli utenti di personal computer usa Windows, ci sarà dunque un buon motivo per usarlo…(Come no. A questa obiezione un mio amico ribatte invariabilmente dicendo che se miliardi di mosche mangiano letame, si vede che è buono).

In più c'è la reputazione di Linux con cui fare i conti. Linux ha la fama di essere ostico e difficile; Windows quella di essere facile e intuitivo. Vorrei mettere subito le cose in chiaro: Linux è difficile. Non è stato concepito, come Windows, con l'intento di nascondere il funzionamento del computer all'utente dietro una patina di apparente semplicità: è stato progettato come sistema operativo per chi vuole essere padrone del proprio computer anziché suo schiavo, ed è notoriamente più difficile guidare che essere guidati. Non solo in informatica.

Linux non è nato come prodotto orientato alla produttività aziendale. Lo sta diventando, ma le sue origini sono nella comunità hacker (nel senso vero e originario di questo termine, cioè "chi si diverte alla sfida intellettuale di far fare a un apparecchio cose non previste dai suoi costruttori", non in quello giornalistico di "pirata informatico"). E si vede: Linux deve fare ancora un po' di strada prima di avere strutture, procedure e comportamenti coerenti e standardizzati come quelli di Windows, ma funziona e consente prestazioni impossibili con il prodotto Microsoft nelle sue varie incarnazioni. Per cui siate pronti ad affrontare una vera sfida intellettuale.

I motivi per cui sentirsi nella schiera degli indecisi, dunque, non mancano. Potrà farvi allora piacere trovare riassunte qui le ragioni principali (dal punto di vista dell'utente Windows) per cui vale la pena di intraprendere la migrazione. Quando sarete presi da crisi di sconforto e tutti vi chiederanno, scuotendo sconsolatamente la testa, perché mai vi siete imbarcati in quest'impresa, potrete rivolgervi a queste pagine per trarne rinnovata determinazione e indicarle a chi critica i vostri sforzi.

Nel prossimo capitolo troverete invece i motivi per cui la migrazione a Linux potrebbe non fare al caso vostro. Ognuno di noi usa il computer in modo diverso, e ci sono effettivamente alcune situazioni in cui abbandonare Windows sarebbe insensato o impraticabile. Lo scopo di questo capitolo e del successivo è consentirvi di prendere una decisione informata.

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Odiate Microsoft

Suvvia, siamo seri. Detestare un'azienda non è un buon motivo per smettere di usare i suoi prodotti. Questo non impedisce a molta gente di passare a Linux soltanto per fare un dispetto a Microsoft e, nella fattispecie, a Bill Gates. Del resto, molta gente fa cose molto peggiori per motivi altrettanto sciocchi, per cui forse non c'è da sorprendersi.

Non nutro particolare simpatia per Gates e la sua azienda. Obiettivamente è difficile provare simpatia per una persona che guadagna seicentomila lire al secondo (come indicato dal Bill Gates Wealth Index, presso http://www.templetons.com/brad/billg.html) e non ha ancora trovato i soldi per farsi un taglio di capelli decente. Ma la scelta di un sistema operativo non deve basarsi su considerazioni emotive. Se avete deciso di leggere questo libro in preda al fervore anti-Microsoft, andate a fare una doccia fredda.

Perché altrimenti sarà Linux a farvela quando comincerete a studiarlo da vicino e il vostro entusiasmo si raffredderà

Prezzo

Essendo nato a York, a un'ora di strada dal confine con la Scozia, si vede che ho ereditato un po' della proverbiale taccagneria locale: non ho saputo resistere all'impulso di mettere questo aspetto quasi in cima alla lista. Come dicevo nel capitolo precedente, Windows costa caro; Office costa anche di più. Linux è gratis, e lo sono quasi tutte le sue applicazioni, compreso StarOffice, l'equivalente Linux di Microsoft Office.

E non venite a dirmi che Windows è in omaggio insieme al computer quando lo comperate. Il fabbricante del computer paga Microsoft per il privilegio di "regalarvi" Windows, per cui state certi che questo costo viene ricaricato sul prezzo che pagate per il computer, tant'è vero che molti rivenditori hanno un doppio listino: i prezzi di uno stesso computer, con e senza Windows, possono variare anche di 150.000 lire.

Anzi, il contratto di licenza Microsoft prevede che l'utente possa chiedere addirittura il rimborso delle copie indesiderate di Windows, Word eccetera, e vi posso garantire che è vero: io l'ho fatto (trovate tutti i dettagli presso http://www.apogeonline.com/informaz/art_199.html).

A questi costi, fra l'altro, bisogna aggiungere anche quelli per un buon programma antivirus e per i suoi canoni periodici di aggiornamento (in genere fra le cinquanta e le centomila lire l'anno). Lavorare con Windows senza antivirus, o con un antivirus non aggiornato, è come guidare in città facendo ciondolare fuori dal finestrino il braccio sul quale indossate un Rolex d'oro: non piangete se poi qualcuno ve lo ruba.

E se pensate che tanto a voi non capiterà mai di essere spiati via computer, installate il programma gratuito ZoneAlarm (http://www.zonelabs.com), che rileva i tentativi di accesso al vostro computer che Windows non segnala. Resterete stupiti di quanta gente vi fa visita senza che neppure ve ne accorgiate.

Per il singolo utente privato, quelle centocinquanta o duecentomila lire possono essere una cifra tutto sommato marginale nel quadro della spesa per un computer, ma sono comunque soldi che sarebbe più efficace spendere in altro modo, ad esempio per comperare accessori o periferiche (o per fare una donazione al vostro ente benefico preferito). Ma considerate il caso delle aziende, che hanno decine o centinaia di computer: su ciascuno devono installare un pacchetto di applicazioni per ufficio, e la scelta cade quasi sempre su Microsoft Office. Cento licenze per Windows e Office, più relativi antivirus, costano ben oltre il centinaio di milioni; cento licenze di Linux e di StarOffice, zero.

Considerate poi le scuole, con le loro aule d'informatica, o gli enti benefici: per loro il costo dei programmi Microsoft può essere semplicemente insostenibile.

I più maliziosi potrebbero obiettare che è facile procurarsi una copia pirata di Windows e Office, e che quindi il maggior prezzo di Windows non è un problema. Teoria interessante, soprattutto considerato il giro di vite contro la pirateria informatica aziendale che sta colpendo l'Italia. Ne riparliamo nel prossimo capitolo.

Meno maliziosamente, potreste obiettare che anche Linux ha un costo: in termini di fatica mentale, di ore di lavoro e di sonno perse per imparare a farlo funzionare e per migrare da Windows tutti i vostri dati e le vostre procedure. Giusto. Ma come dicono gli americani, no pain, no gain (per migliorare bisogna penare, o se preferite, a ogni sforzo il suo guadagno). Inoltre con Linux farete lo sforzo una volta sola, perché il suo modo di funzionare non cambia mai; con Windows dovrete rimettervi a studiare ogni volta che ne viene messa in vendita una nuova versione.

...segue su prossimo post

tratto integralmente da: http://www.attivissimo.net/w2l1/index.htm

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