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Esiste L'interruttore Differenziale Per Corrente Continua?


gattomom

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Immagino tu ti riferisca a interruttori differenziali per reti in corrente continua.

Be', non esiste dal punto di vista dell norme tecniche, se poi qualcuno lo ha fatto, o lo sta studiando, chi può dirlo?

In realtà il vero problema non è la rilevazione di una corrente differenziale di tipo continuo (che si può derivare dalla tecnologia degli interruttori differenziali di tipo B), ma l'interruzione della corrente in continua, sia in condizioni ordinarie che in caso di guasto.

Problema quindi comune agli interruttori di manovra, ai magnetotermici, ecc che in corrente continua sono molto più complicati perchè l'arco in continua è una bestia più difficile da domare di quello in alternata.....

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Mooolto più difficile, specie se alimenta carichi fortemente induttivi come gli avvolgimenti di eccitazione dei motori elettrici in C.C.

Saluti

Mirko

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c'è la necessità di protezione dai contatti indiretti nelle reti in corrente continua?

Certo che sì, ma oltre agli interruttori differenziali esistono altri metodi di protezione:

- interruzione alimentazione con fusibili o magnetotermici in sistemi TN o IT (non TT)

- doppio isolamento

- bassissima tensione

e qualche altro ancora.

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Nei sistemi TN, l'interruttore differenziale non é necessario perché l'impedenza dell'anello di guasto e talmente bassa, che in caso di guasto a terra interverrebbe il magnetotermico o il fusibile? É corretto?

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Fonte Abb..

Un difetto di isolamento può dettare correnti di guasto elevate e pericolose, anche in cc.

Si usa anche in certi impianti FV e nelle stazioni di ricarica per autotrazione elettrica.

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Il Tipo B...??

Noooo ;-)

Il tipo B è sensibile a correnti differenziali anche di tipo continuo (generate per esempio da un guasto ad una apparecchiatura che incorpora un raddrizzatore) ma sempre per reti in corrente alternata.

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Se presi in esame in senso stretto s', non sono integralmente predisposti per l'alimentazione in cc.

Forse, dobbiamo vedere componenti per il settore navale e ferroviario.

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Penso che l' unica strada facilmente percorribile sia quella elettronica, due o più sensori a effetto hall e una comparazione eseguita via software con gli opportuni "Se" e "Ma" per discriminare i guasti dai disturbi transitori, ma non so se tale soluzione sarebbe normativamente valida :unsure:

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Maurizio Colombi

Non ho giuardato se esistono dei relè differenziali con TA esterno......

E cosa ci faresti con un TA?

Modificato: da Maurizio Colombi
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Sensori a effetto Hall? Non servono. La difficoltà non è la rilevazione della corrente differenziale continua ma l'interruzione della corrente di linea continua.

Interruttori per la continua esistono, per lo più industriali, costosi, ingombranti, spesso ottenuti collegando in serie più poli di un interruttore in alternata.

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Il controllo di isolamento serve solo per reti isolate. In ogni caso non sostituisce alcun differenziale. Se abbiamo una rete IT in continua la protezione normalmente è ottenuta da fusibili che intervengono a un eventuale secondo guasto. Un IMD tuttavia evitano che possa avvenire.

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Interruttori per la continua esistono, per lo più industriali, costosi, ingombranti, spesso ottenuti collegando in serie più poli di un interruttore in alternata.

Nel campo dell'automazione industriale capitava di dover realizzare frenature dinamiche su resistori per motori in cc (400 V).

Si usavano contattori del tipo "su barra" perchè c'era una barra che comandava l'apertura e chiusura dei poli. Erano molto voluminosi, molto rumorosi e molto costosi. La vita era abbastanza lunga anche perchè commutavano sotto carico solo in casi di emergenza, quindi non molto spesso.

Oggigiorno esistono interuttori similari allo stato solido che offrono garanze di sicurezza eaffidabilità di apertura comparabili con i dispositivi elettromeccanici, tanto che sono accettati come dispositivi di sicurezza.

Quindi in teoria sarebbe possibile realizzare un interruttore differenziale per corrente continua, con tempi d'intervento anche migliori degli attuali per c.a.

Il problema, a mio avviso, è il costo.

Visto l'esiguo meccato il costo sarebbe sicuramente elevato.

Forse in un prossimo futuro le cose cambieranno.

Da tempo si discute della possibilità di affiancare alla rete domestica a 230 V c.a. una rete a 24 V c.c.

Oramai la totalità degli elettrodomestici "bruni" lavora in continua e, come si vede, gli alimentatori son veramente piccoli visto il consumo ridottissimo.

Si potrebbe avere un unico alimentatore c.c. a bassa tensione ed una rete di distribuzione.

Però a questo punto il differenziale servirebbe solo per proteggere da guasti verso terra, non per motivi di siscurezza.

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del_user_155042

Il controllo di isolamento serve solo per reti isolate. In ogni caso non sostituisce alcun differenziale. Se abbiamo una rete IT in continua la protezione normalmente è ottenuta da fusibili che intervengono a un eventuale secondo guasto. Un IMD tuttavia evitano che possa avvenire.

Carlo , il controllo isolamento infatti serve per reti isolate e fa monitoraggio sul livello di isolamento di tutti i conduttori DC verso terra. Il principio di funzionamento si assomiglia a quello differenziale. Però , in più, anche se ci fossero due conduttori di eguale corrente di dispersione verso terra (che si riferisce a un livello Ohmico preimpostato per l'intervento), fa interrompere la tensione ugualmente , in sostanza più intelligente di un interruttore differenziale.

Prendi come esempio il lato DC di un impianto FTV . Entrambi i poli DC isolati da terra ed è fatto a posta per protezione da contatti indiretti , e non permette che avvenga un secondo guasto a terra .

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Il problema, a mio avviso, è il costo

OT: Mi sono letto un articolo sulla interruzione delle correnti continue, comporta magiori porblematiche progettuali rispetto alle correnti AC.

Andiamo avanti, credo che un dispositivo del genere, si possa promuovere con due diodi shunt sulle linee Vcc + e Vcc - , e con un microcontorllore si possa reralizzare l'analisi delle grandezze ed il pilotaggiod el servomeccanismo, questo in linea teorica.

Sul catalogo Abb, i differenziali tipo B - costosissimi - lavorano in AC con tensioni anche vicine allo 0, mentre in DC, necessitano di almeno 30 Vcc.

Probabilmente, per Abb, Merlin, Siemens, ed altri .. non sarebbe un problema in ordine tecnologico che li limiterebbe in tal senso, ma probabilmente è solo un mercato limitato che non permette alcun investimento.

La centrale controllo isolamento - come previsto per le sale operatorie e luoghi medici tipo 2 - è la soluzione più indicata per questa particolare tipologia di analisi delle condizioni del circuito in cc.

Per Livio, eh non sarebbe male avere anche una alimentazione in Vcc nelle abitazioni per utenze particolari, ma probabilmente mancano gli utilizzatori sul mercato, di solito - queste linee si montavano nelle officine meccaniche per autotrazione, con le previste prese colore viola; si inserivano per lo più lampade a bassa tensione portatili, e pochi altri utilizzatori predisposti.

Semmai, un giono, avremo - o perlomeno qualcuno c he se lo può permettere - stazioni di ricarica per veicoli elettrici.

Mio parere.

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Forse in un prossimo futuro le cose cambieranno.

Da tempo si discute della possibilità di affiancare alla rete domestica a 230 V c.a. una rete a 24 V c.c.

Ma non solo. Si discute anche di una rete 380 V cc (http://dcgrid.tue.nl/files/2014-02-11%20-%20Webinar%20Vicor.pdf). Se non proprio nel domestico nel simile al domestico, come il terziario.

I candidati utilizzatori sarebbero innanzitutto le attrezzature informatiche che utilizzerebbero un solo raddrizzatore centralizzato anzichè tanti piccoli. Altri candidati utilizzatori potrebbero essere le attrezzature biomediche negli ospedali. Le stazioni di ricarica per veicoli in corrente continua sarebbero alimentate direttamente in continua (saltando lo stadio del raddrizzatore ma non quello successivo di conversione cc/cc).

Ma il vantaggio più eclatante si avrebbe negli edifici dotati di generazione locale (fotovoltaico, eolico,...) e di sistema di accumulo. Con una rete cc sorgente locale, accumulo e utilizzatore sarebbero collegati direttamente senza l'inutile e inefficiente doppia conversione dc/ac, ac/dc.

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Io sentii tempo fa, ma non è confermato, che i grossi datacenter adottano una distribuzione in CC per risparmiarsi l' installazione di enormi UPS, montano le batterie e via.

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