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Icc Dell'enel E I Che Passa Da Un Magnetotermico


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Due domande semplici semplici... forse

Perchè quando si parla di corrente di cortocircuito a volte sento dire che va considerata la Icc al punto di installazione e prendere quella come massima e a volte invece che la Icc va calcolata in funzione dei carichi presenti ?

E' giusto considerare la Icc max, quella sopportata dal componente a monte del quadro...

...esempio se nel quadro (a monte) c'è un magnetotermico Icc 10000A la corrente max del quadro è 10000 indipendentemente dai carichi presenti ?

Dall' ENEL è giusto aspettarsi al max una Icc di 6000A che poi al punto di installazione passando attraverso il magnetotermico presente nel centralino si abbassa ulteriormente, per cui a valle del centralino solitamente vengono usati componenti con Icc = 4500A ?

Quando c'è un corto in un determinato componente (esempio il magnetotermico dell'enel da 6000A) c'è una corrente passante, come viene indicata (che sigla ha) e soprattutto si trova sui cataloghi ?

A spanne, giusto per capire, se c'è un corto in un ramo dove c'è un magnetotermico con Icc = 6000 A quale può essere la corrente passante?

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Definizione:

<<La corrente presunta di cortocircuito in un punto di un

impianto utilizzatore è la corrente che si avrebbe se

nel punto considerato si realizzasse un collegamento

di resistenza trascurabile fra i conduttori in tensione.

L’entità di questa corrente è un valore presunto

che rappresenta la peggiore condizione possibile

(impedenza di guasto nulla, tempo d’intervento

talmente lungo da consentire che la corrente

raggiunga i valori massimi teorici).

In realtà il cortocircuito si manifesterà sempre con

valori di corrente effettiva notevolmente minori.

L’intensità della corrente presunta di cortocircuito

dipende essenzialmente dai seguenti fattori:

• potenza del trasformatore di cabina, nel senso che

maggiore è la potenza maggiore è la corrente;

• lunghezza della linea a monte del guasto, nel senso

che maggiore è la lunghezza minore è la corrente;

Nei circuiti trifase con neutro si possono avere tre

diverse possibilità di cortocircuito:

• fase-fase

• fase-neutro

• trifase equilibrato (condizione più gravosa)

La formula per il calcolo della componente

simmetrica è: Icc=E/(ZE+ZL)

dove:

• E è la tensione di fase

• ZE è l’impedenza equivalente secondaria del

trasformatore misurata tra fase e neutro

• ZL è l’impedenza del solo conduttore di fase

>>

Ora il distributore di Energia elettrica e' (o meglio sarebbe visto che molto spesso non rispondono o peggio danno valori abnormi) obbligato a dichiarare al punto di consegna(contatore) il valore Icc, noto il quale basandosi su sezione e lunghezza della tua linea, utilizzando apposite formule, tabelle o software riesci ad ottenere punto per punto quanto sarebbe la tua Icc e conseguentemente scegliere la classe di portezione degli interruttori.

Una delle motivazioni (a parte quella economica) per cui e sconveniente sovradimensionare le linee sta proprio nel fatto che una linea a sezione maggiore comporta a parita di distanza una Icc maggiore il che vuol che oltre a spendere di piu' in rame (o alluminio) spenderai di piu' anche in interruttoristica (ovviamente quelli con maggiore potere di di interruzzione sono piu' costosi)

saluti

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Grazie per la risposta, la definizione è completa, mi piacerebbe avere degli esempi pratici del tipo.

- Tipo a Milano in una palestra l'ente erogatore fornisce 6kW con che Icc ?, sul contatore c'è un magnetotermico con Icc 6000A, il quadro delle luci ha un diff 30 mA con Icc 4500A, quindi suppongo che quello a monte da Icc 6000A blocchi il cortocircuito e faccia passare una corrente tale per cui quello da 4500A sia dimensionato correnttamente. In questo caso non capisco i calcoli che vengono fatti, può non bastare il 4500A ?

- Un artigiano ha dall'ente erogatore una linea monofase 230V da 3 kW e una linea trifase 400V da 20 kW, che correnti di cortocircuito hanno le linee ? Sono valori che devono rispettare certi limiti o l'ente erogatore dichiara qualcosa di diverso casa per casa?

Quando i valori sono noti, tutto quello che sta a valle del contatore richiede il calcolo della Icc oppure nella peggiore delle ipotesi la Icc sarà minore di quella del contatore?

Esistono tabelle di coordinamento tra i vari dispositivi di interruzione del tipo :

magnetotermico da Icc 10000A in caso di corto lascia passare la massimo 5500 A quindi a valle ci sarà un magnetotermico con Icc 6000 A che lascia passare al max 4000 A e di conseguenza a valle di quest'ultimo ci sarà un magnetotermico con Icc 4500 A.

Grazie.

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- Tipo a Milano in una palestra l'ente erogatore fornisce 6kW con che Icc ?,

Come detto la Icc e’ un valore dichiarato dal distributore (su richiesta). Nella prassi progettuale vigerebbe obbligo di progettare basandosi su comunicazione ufficiale del distributore. Tuttavia nel caso in questione palestra con 6KW un valore ragionevole di Icc potrebbe essere 6KA (al piu’ 10KA)

sul contatore c'è un magnetotermico con Icc 6000A, il quadro delle luci ha un diff 30 mA con Icc 4500A, quindi suppongo che quello a monte da Icc 6000A blocchi il cortocircuito e faccia passare una corrente tale per cui quello da 4500A sia dimensionato correnttamente. In questo caso non capisco i calcoli che vengono fatti, può non bastare il 4500A ?

Quando un interruttore blocca un corto non fa passare nulla in quanto di apre

Esistono tabelle di coordinamento tra i vari dispositivi di interruzione del tipo :

Come detto il valore di interruzione deve essere coordinato con la Icc nel punto della linea. In pratica devi usare delle tabelline (formule o altro che trovi su qualsiasi libro di impianti) tali per cui nota la Icc a monte ottiene al variare di sezione e lunghezza linea la Icc punto per punto e scegliere l’interruttoristica di conseguenza)

Chiaramente essendo la Icc decrescente spostandosi da monte (contatore) a valle (quadri interni) per cercare di ottenere una selettivita’ verticale le taglie di protezione dovrebbero essere via via decrescenti. comunque considera che in ambito domestico riuscire ad ottenere selettivita’ verticale al corto e’ molto molto difficile

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Del_user_23717
Un artigiano ha dall'ente erogatore una linea monofase 230V da 3 kW e una linea trifase 400V da 20 kW, che correnti di cortocircuito hanno le linee ? Sono valori che devono rispettare certi limiti o l'ente erogatore dichiara qualcosa di diverso casa per casa?

Il fatto che costruttivamente per il settore "civile" e del piccolo terziario si utilizzino interruttori con poteri di apertura compreso fra i 3 e i 10 kA, con 3/4 classi principali 3 (forse non più commercializzata) 4,5 - 6 - 10 kA fa ragionevolmente pensare che l'ente distributore, non dia il valore casa per casa, ma che si basi soprattutto alla distanza delle varie utenze dalla cabina di trasformazione (e per il tipo di fornitura ovviamente, se mono o trifase), alla potenza del/dei trafo della cabina stessa, e mi auguro anche alle caratteristiche della rete di distrubuzione (conduttori). Probabilmente le zone di copertura della cabina X (conosciute) sono indicate con dei riferimenti settoriali per cui vi saranno X zone (e relative utenze) in cui la Icc sarà di 5 kA, altre in cui sarà di 3,5 kA (tanto per dare dei numeri da giocare a lotto...) ecc.. ecc..

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Grazie delle risposte, scusate l'insistenza, ancora una domanda...

Esiste un valore di Icc max che l'ente erogatore deve garantire a valle del suo contatore? Insoma dopo un contatore se voglio mettere un magnetotermico a protezione di un utenza, va sempre bene se ha il valore di Icc = 4500.

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piu' o meno si ; pare che comunque in ambiente civile è raro andare oltre i 2-2,5ka... sempre bene non è detto , andrebbe fatta la misura o meglio ancora richiesta del dato al ente , pero' comunque di certo vengono montati piu' i 4,5 che i 6 ka.

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