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A essere precisi sino in fndo bisognerebbe anche considerare che le 3 lampadine non possono essere uguali, ma avranno delle differenze, magari piccole, ma comunque ci sono e sono sconosciute.

Quindi si si ragiona sui valori nominali.

Supponiamo di voler calcolare la corrente in un resistore da 100 ohm, nell'ipotesi che la tensione ai suoi capi sia 10 V, va da se che applicando la legge di ohm, questa vale 100 mA.

Ovviamente qualora collegassi in serie due resistori da 100 ohm e mi chiedessi, a parità di tensione quanto vale la corrente, la risposta sarebbe 50 mA.

Non mi porrei proprio il problema della riduzione di resistenza dovuta ad un riscaldamento più blando dei resistori, con conseguente aumento della corrente circolante.

Secondo me non si dovevano scegliere lampadine per l'esercizio.

Questo perché è vero, come dice Livio, che ad essere pignoli si dovrebbero considerare anche le inevitabili differenze tra i tre carichi. Queste differenze rientrano però in tolleranze relativamente ristrette, quindi i calcoli si fanno esclusivamente basandosi sui dati nominali.

Ed è vero anche, come dice Benny, anche nel caso di resistori non si sarebbe tenuto conto delle differenze dovute ad un diverso riscaldamento. Anche in questo caso però la variazione rimane compresa nella tolleranza dichiarata del componente.

Tutto cambia invece nel caso di lampade ad incandescenza, dove la differenza di resistenza da freddo a caldo non varia di alcuni punti percentuali, ma varia di un ordine di grandezza.

Esempio:

Lampada ad incandescenza dati nominali 40W 230V

Resistenza nominale = 230^2 / 40 = 1323 Ohm

Resistenza a freddo, misurata col tester = 95 Ohm

Rapporto resistenza caldo/freddo = 13,9

Quindi non si parla di lievi differenze dovute a tolleranze costruttive o per funzionamento a diversa temperatura ma sempre compreso nel campo di lavoro previsto dal costruttore.

Insomma, pur trattandosi di un compito di elettrotecnica e non, per esempio, di costruzioni elettromeccaniche, si sarebbe almeno dovuto specificare nel testo che si assumeva la resistenza delle lampade costante.

Meglio sarebbe stato optare per un carico di tipo diverso, un resistore non meglio definito, ma non una lampada.

Insomma, fosse capitato a me un esercizio simile avrei risposto che per una corretta soluzione mancavano dati.

Poi avrei risolto l'esercizio specificando che, pur consapevole di commettere un grande errore, avrei considerato le resistenze costanti, indipendentemente dalla temperatura raggiunta dai filamenti.

Più che come esercizio di elettrotecnica sarebbe stato interessante come esercizio di laboratorio misure ;)

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Benny Pascucci
Più che come esercizio di elettrotecnica sarebbe stato interessante come esercizio di laboratorio misure
Concordo pienamente....

Cavolo, sembra che Fabio abbia assistito ad una delle lezioni che mi sta più a cuore fare, se c'è qualche mio studente in linea può confermare.

In prima, durante le ore di laboratorio, quando sono stati acquisiti i concetti di calcolo della corrente, potenza elettrica e sua relativa misura, prendo in mano una lampada a incandescenza, ricopio i dati alla lavagna e chiedo ai ragazzi di calcolare il valore di resistenza della lampada e verificare successivamente tale valore con una misura, avendo preventivamente messo sul banco di misura:

- un portalampada;

- una lampada;

- un amperometro;

- un voltmetro;

- un multimetro.....(perfidamente..... :P )

Quasi tutti danno il valore teorico, facendo una semplice divisione, ma molti effettuano la misura della resistenza con il multimetro, usato come ohmetro, e si meravigliano che il valore sia così basso rispetto al valore teorico misurato.

Quando mi chiedono il perchè della differenza tra il valore misurato e quello calcolato teoricamente io dico "Il fatto che i valori siano diversi significa o che è sbagliata la formula: R=V^2/P, cosa molto improbabile, l'elettrotecnica è come la mamma, difficilmente mente... :rolleyes: o è sbagliata la misura o meglio il metodo di misura adoperato"

Questo mi dà modo di introdurre la misura con il metodo voltamperometrico e via via le considerazioni fatte da Flavio riguardo all'incremento della resistenza con la temperature, etc etc...

Modificato: da Benny Pascucci
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Questo mi dà modo di introdurre la misura con il metodo voltamperometrico.....

Perbacco Benny, ma tu insegni come si usava ante '68? :rolleyes:

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Ben bene qui la cosa si approfondisce ! :)

Mi vien voglia di mettere su un altro esercizio ! ;)

p.s. ricordo male oppure questa sezione prima non si chiamava didattica ! :blink:

Modificato: da Bdm
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Benny Pascucci
ricordo male oppure questa sezione prima non si chiamava didattica !
Ricordi bene....si chiama così anche per colpa tua.... :rolleyes: , non sapevo dove spostare i topic didattici, sicchè ho proposto a Gabriele di cambiare voce alla sezione....
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Benny Pascucci
Ma.... una bella pinza amperometrica no.......
Bdm chiedeva la risoluzione teorica dell'esercizio... :P
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Bhe ragazzi

ho detto quello che ho detto , perchè a scuola tanti anni fa (sigh) avevamo fatto un'esercitazione del cambio di valore della resistenza di una lampada ad incandescenza di un'auto a 12 V in funzione della tensione (e quindi della temperatura raggiunta) e mi ricordo che il valore cambiava moltissimo quindi secondo me il trucco dell'esercizio era proprio questo e non il fatto reale che le lampadine non sono perfettamente uguali .

Era cosi solo per didattica

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