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Analisi Con Rivelatore Di Quasi-picco


Johna

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Buon giorno,

sono un noefita che non riesce a capire perché l'analisi dell'ampiezza di un segnale con un circuito di quasi-picco è più accurata ( cito alcuni testi ) rispetto quello con un rivelatore di inviluppo.

La differenza che ho trovato è che mentre con il rivelatore di inviluppo seguo "linearmente" l'andamento del segnale e lo conservo, con quello di quasi-picco ci sono dei tempi di carica/scarica.

A mio modo di vedere con un segnale a "bassa frequenza" i due rivelatori dovrebbero dare lo stesso valore di picco mentre ad "alte frequenze" il quasi-picco presenta un valore alto del livello del segnale misurato perché il condensatore non si scarica in tempo utile ( dando così un valore sballato?)

Saluti

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Bisognerebbe sapere a cosa si fa riferimento e cosa s'intende per "qausi picco". Anche perchè in oltre 45 di attività questa dicitura mi risulta nuova. smile.gif

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Io mi chiedevo cosa volesse dire con la frase

Dato che mi sembra la stessa cosa scritta inizialmente , l'articolo ne parla anche se nutro dei dubbi sopratutto su un grafico.....

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A me sembra un modo strano per denominare un classico rivelatore di AM. Portavo i calzoni corti quando ho visto per la prima volta quel circuito, con un diodo al germanio per sostituire la galena.

Di dubbi ne nutro anch'io e non solo sul grafico smile.gif

Sulla rete si trova di tutto e di più, ma amche.....di meno sad.gif

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ho letto anche io quel documento non riuscendo a capirne bene il contenuto.

Concordo con il sig. Livio Orsini quando dice che il rivelatore di picco ( o di inviluppo ) è un rivelatore AM ma non riesco a capire bene le funzionalità del rivelatore di quasi-picco e quali possano essere le potenziali applicazioni.

Vorrei ragionare però su una peculiarità del "quasi picco": il tempo di scarica del condesatore. Supponiamo che in ingresso si abbia un segnale con un tempo di ripetizione minore del tempo di scarica del condesatore, quest'ultimo dovrebbe aumentare sempre di più la sua carica in quanto non ha il tempo di scaricarsi e quindi il livello del segnare dovrebbe crescere indefinitivamente ( spero di essere stato sufficientemente chiaro )

Farò ricerche più approfondite sul web, grazie per la collaborazione

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Vediamo di fare un poco di chiarezza.

Ogni tanto c'è qualcuno che s'inventa nomi nuovi per cose vecchie.

In un rivelatore di picco ideale il condensatore si carica al valore di picco del segnale e lo mantiene all'infinito. E', per fare una similitudine con un dispositivo universalmente noto, come il vecchio termometro a mercurio per la temperatura corporea. Dopo una misura lo puoi anche mettere sotto l'acqua fredda e lo strumento continuerà ad indicare la massima temperatura che ha misurato. Per ripetere una misura bisogna prima scaricarlo, cioè lo si scuote in modo che la colonnina di mercurio scenda al dis otto di un vlaore che si può considerare sicuramente inferiore al minimo d amisurare.

Un rivelatore di picco è un integratore, quindi "tiene" il valore raggiunto.

Se voglio rivelare, ad esempio, un inviluppo di modulazione non posso usare un rivelatore di picco ideale ma, partendo da questo circuito, costruire un rivelatore d'inviluppo.

Come si deve procedere? Semplicemente il condensatore deve caricarsi nel più breve tempo possibile, teoricamente in tempo zero. Quindi il diodo, necessario per avere la conducibilità monodirezionale, deve avere la resistenza diretta tendente a zero. Anche la cdt diretta deve essere la minore possiible; quindi, sino all'avvento degli operazionali a basso costo, si preferiva l'uso di diodi al Ge che hanno cdt diretta di solo 0.3v (contro gli 0.7v del Si).

Per seguire la convoluzione è necessario conoscere la massima frequenza che dovremmo individuare, in base a questa si determina il valore della costante di tempo RC dis carica. A spanne, ma abbastanza vicino alla realtà se la costante di tempo di scarica è 10us potrò rivelare frequnze modulanti <=10kHz con buona approssimazione; arriverà anche, con qualche imprecisione, a rivelare sino a 20kHz.

Questo circuito ha nome, da sempre, di "rivelatore di modulazione di ampiezza". Sono stati usati diversi dispositivi, secondo disponibilità tecnologica. Diodo termoionici, poi diodi a semiconduttore.

Se qulcuno, per motivi suoi, vuol chiamarlo rivelatore di "quasi picco", faccia pure; potebe anche chiamarlo Emilio, Ambrogio o, nell'intimità, Cicci biggrin.gif, le cose non cambiano.

Con la tecnologia oggi disponibile si può facilmente anche costruire un rivelatore di picco "qausi ideale". In questo caso il "quasi" è d'obbligo.

Spero che la mia descrizione contribuisca anche a chiarire i tuoi dubbi ed ad aiutarti a rispondere alla tua domanda.

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