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Geotermia, una risorsa importante per la decarbonizzazione

Si è ritenuto utile comporre un dossier dedicato alla geotermia, o geoscambio, per fornire alcuni spunti interessanti su vari aspetti di questo settore e stimolare l'interesse del lettore ad approfondire ulteriormente l'argomento.

Nelle pagine che seguono si spazia da un inquadramento generale della tecnologia geotermica ad argomenti più puntuali, come

il punto di vista dei gestori del teleriscaldamento, lo stoccaggio di energia termica nel sottosuolo per il teleriscaldamento, il potenziale di energia a bassa entalpia disponibile in Regione Piemonte e come interviene quest'ultima rispetto alla gestione amministrativa degli impianti. È il 2009 quando il CTI mette piede dalla porta principale nel settore della geotermia a bassa entalpia supportato in maniera
significativa da Regione Lombardia, all'epoca particolarmente interessata ad un settore con molte potenzialità, ma caratterizzato
da scarsa regolamentazione e, quindi, soggetto ideale per un intervento congiunto del legislatore e dell'ente normatore.

Dopo il forte interesse iniziale e la produzione normativa del 2012/2013, il settore ha visto un certo rallentamento che, però, a
distanza di 15 anni si ritiene possa essere nuovamente rivalutato, soprattutto in relazione al valore aggiunto che la risorsa geotermica può dare al processo di decarbonizzazione e di transizione energetica.

Con questi presupposti si è ritenuto utile comporre un dossier dedicato alla geotermia.
L'approfondimento si chiude con il quadro di norme tecniche in materia elaborate sui tavoli del CTI ed ora riferimento di interesse per il rilancio del settore.

GEOSCAMBIO: UNA FONTE RINNOVABILE ALLA PORTATA DI TUTTI

- Nunzia Bernardo - Ricerca sul Sistema Energetico (RSE S.p.A.)
- Nicolandrea Calabrese - Responsabile Laboratorio efficienza energetica Edifici e Sviluppo Urbano del Dipartimento Unità per
l'Efficienza Energetica ENEA
- Emanuele Emani - Consigliere Consiglio Nazionale dei Geologi - Coordinatore Piattaforma Geotermia
- Moreno Fattor - Presidente Associazione Nazionale Impianti Geotermia Heat Pump (ANIGhp)

La Geotermia a Bassa Entalpia o Geoscambio, è quella tecnologia che permette di riscaldare, raffrescare edifici, oltre a produrre
acqua calda sanitaria, tramite lo scambio termico con i primi metri della crosta terrestre (usualmente fino ad un massimo di ca 400 m) estraendo calore per il riscaldamento invernale o stoccando calore in fase di climatizzazione estiva.

Il sottosuolo funge quindi da "serbatoio" per lo stoccaggio termico stagionale. Lo scambio termico è possibile grazie all'accoppiamento di sistemi geotermici abbinati ad una pompa di calore che cede o preleva calore dal sottosuolo a seconda del regime di funzionamento stagionale.

Si tratta quindi di macchine reversibili, grazie alla possibilità di inversione del ciclo.

Questa tecnologia a pompa di calore geotermica ha in generale rendimenti più elevati rispetto a una pompa di calore aerotermica e porta quindi a maggiori riduzioni dei consumi di energia primaria e ad un maggiore contributo di energia rinnovabile, grazie alla stabilità della temperatura del terreno durante tutto l'anno.

Si tratta di una tecnologia che può quindi rappresentare una valida alternativa alle caldaie a gas in quelle località fredde in cui le temperature troppo rigide ridurrebbero il rendimento degli impianti ad aria rendendoli poco convenienti.

Oltre alla maggiore efficienza rispetto ad altri sistemi impiantistici, le pompe di calore geotermiche presentano come vantaggi una bassa manutenzione (che riguarda solo il corpo macchina della PDC, in quanto se il campo geotermico viene ben dimensionato e posato ha una vita utile di circa 80-100 anni) e la facilità di integrazione con altri sistemi rinnovabili, che ne fanno un sistema perfetto per il rispetto degli obblighi di legge e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e di risparmio energetico.

Fino ad oggi, in Italia, i principali fattori che hanno scoraggiato la diffusione sistemi geotermici a pompa di calore, sono stati: la complessità della progettazione unita alla mancanza di specialisti, gli elevati costi di realizzazione degli impianti, a partite dalle perforazioni per la posa in opera del sistema di sonde geotermiche, la difficoltà di realizzare gli impianti nei tessuti urbani densamente costruiti e gli ostacoli autorizzativi.

Grazie all'innovazione tecnologica raggiunta nell'ultimo decennio, ad oggi è realizzabile l'installazione di pompe di calore anche nelle ristrutturazioni di edifici con impianti di riscaldamento a termosifone.

Le tecnologie adottabili sono due: una che prevede il solo scambio termico con il terreno tramite sonde verticali perforate ad hoc per una profondità compresa usualmente tra i 100 m ed i 150 m (Impianti a Circuito Chiuso) e una che prevede lo scambio termico con acqua di falda estratta e poi restituita a una falda sotterranea (Impianti a Circuito Aperto).

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Antonio Panvini - CTI - Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente
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