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Surriscaldamento Motore


pedersen

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Ps: "salvamotore" è il nome che hanno dato appositamente per evitare ciò!

Aimè il salvamotore per un motore da 0,3 kW non garantisce un bel nulla... su questo concordo con Livio Orsini.

Sono due anni che bruciamo motori per pompe da 0,37 kW senza apparente motivo, gli assorbimenti sono corretti, la temperatura di esercizio è dentro i parametri, la ventola finchè controlliamo funziona... poi accade qualcosa è il motore va arrosto, ma la sua termica resta ancora bella che inserita, e a scanso di equivoci è impostata sul valore di assorbimento nominale del motore.

Da un pò presumiamo che sia la ventola che per qualche problema si blocca al punto da far surriscaldare il motore fino a bruciarne gli avvolgimenti in modo definitivo.

Ma è un ipotesi da verificare, potrebbe anche essere un problema qualitativo degli avvolgimenti stessi, si tratta di pompe calpeda, con le vecchie CAM80 non avevamo mai avuto questi problemi, o almeno erano rari, adesso da qualche anno con le T61E (di pari caratteristiche alle precedenti) i problemi sono molto più frequenti.

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SE l'asta ruotava su un'asse diverso da quello passante per il suo centro di massa,ad esempio nelle vicinanze degli estremi,penso che il momento d'inerzia può aver creato problemi

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SE l'asta ruotava su un'asse diverso da quello passante per il suo centro di massa,ad esempio nelle vicinanze degli estremi,penso che il momento d'inerzia può aver creato problemi

immaginiamo che sia stata questa la causa della bruciatura.

se fosse stato un motore piu' potente si sarebbe bruciato ugualmente?

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Per rispondere a Livio, penso che il motore si sia bruciato per l'asta di 1 metro messa nel foro della puleggia che non ruotava sul suo asse.

SE l'asta ruotava su un'asse diverso da quello passante per il suo centro di massa,ad esempio nelle vicinanze degli estremi,penso che il momento d'inerzia può aver creato problemi

Ma staimo scherzando, vero?

Primo.

Eventuali problemi dovuti ad un momento d'inerzia eccessivo si hanno solo in fase di accelerazione, a regime (cioè con accelerazione = 0) il momento d'inerzia non ha nessuna influenza. Questa è meccanicanica elementare; primo principio della meccanica: un corpo tende a mantenere il suo stato di quiete o di moto relativo, sino a che non intervenga una forza esterna a modificarne lo stato. La coppia motrice richiesta è proporzionale all'accelerazione moltiplicata per il momento d'inerzia. Se l'accelerazione è zero sarà zero anche la coppia necessaria a vincere il momento d'inerzia.

Secondo.

Nel caso di ruotazione fuori centro ci si trova nelle condizioni di carico sbilanciato. Al motore viene richiesta una coppia ad andamento sinusoidale. Se analizziamo l'andamento partendo dal punto morto inferiore, considerando questo come angolo a=0, considerando tutta la massa sbilanciata come posta all'estremo del corpo in rotazione avremo che la coppia motrice sarà:

Cm = M*r*sena

Dove M è la massa equivalente dello squilibrio, r è il raggio esterno ed estremo del corpo rotante e a varia tra 0 e 2pi (0 360o.

Questo tipo di movimento richiederà un massimo di coppia motrice in corrispondeza di pi/2 ed un massimo di coppia frenante a 2*pi/3.

A basse velocità di rotazione, diciamo per esempio sino a 5-10rpm, questo effetto è ben visibile sui motori in cc dove coppia e corrente di armatura sono direttamente proprozionali, basta osservare l'andamento della corrente con un oscilloscopio.

Aumentando la veloctià l'effetto volano diventa prevalente sullo sbilanciamento e l'ondulazione di coppia tende a raggiungere valori insignificanti.

Questo è un effetto ben noto a chi deve progettare grosse macchine che fanno ruotare carichi sbilanciati, con effetti di ondulazione di coppia che raggiungono picchi di qualche decina di kgm.

Dal punto di vista elettrico il fenomeno del disassamento del carico può causare solo un assorbimento eccessivo di coppia durante la fase di avviamento. Se questo valore eccede il valore limite del motore questo stalla, cioè si ferma e, se non interviene il protettore, si danneggia in modo irreversibile, avviente quello che comunemente si definisce una bruciatura del motore.

Ma nel caso in esame il motore non ha stallato, ergo non c'è stato il superamento della coppia limite.

Superata la fase di accelerazione, la coppia richiesta dal carico è solo quella necessaria a vincere l'attrito con l'aria, il classico "effetto ventola", fenomeno noto a chi si occupa di progettazione di azionamenti per grossi aspi.

Nel caso in esame il carico squilibrato avrà avuto un'influenza sui cuscinetti del motore, portandoli a lavorare in condizioni non ottimali. Però non è molto plausibile che questo sia stato la causa del guasto, visto che da quanto scritto non ci sono apparenti danni ai cuscinetti.

Riassumendo.

Da quanto scritto non è ipotizzabile che la causa della bruciatura del motore sia ascivibile al carico squilibrato. A mio giudizio la causa più probabile è un difetto di fabbricazione, sempre stando a quanto descritto in precedenza.

Modificato: da Livio Orsini
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una volta bruciato, non si puo' piu' verificare se c'e' qualche difetto di fabbricazione?

Dovrebbe essere una cosa macroscopica. Per esempio una fase con avvolgimento la metà delle altre. Capisci però che è praticamente impossibile, per quanto male lavori il costruttore, che accada una cosa del genere. La causa più probabile è la cattiva qualità degli isolanti o isolante danneggiato con conseguente corto circuito di alcune spire.

Se fose un motore molto più costoso, dove vale la pena di ripiralrlo, si potrebbe smontarle per verificare se e dove è avvenuto il corto.

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mi piacerebbe sapere cosa e' successo e perche e' successo

anche se dovesse costarmi piu' di un altro motore identico

(cioe' non voglio ripararlo per poterlo riutilizzare.. vorrei capire a cosa e' ascrivibile il guasto)

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Primo.

Eventuali problemi dovuti ad un momento d'inerzia eccessivo si hanno solo in fase di accelerazione, a regime (cioè con accelerazione = 0) il momento d'inerzia non ha nessuna influenza. Questa è meccanicanica elementare; primo principio della meccanica: un corpo tende a mantenere il suo stato di quiete o di moto relativo, sino a che non intervenga una forza esterna a modificarne lo stato. La coppia motrice richiesta è proporzionale all'accelerazione moltiplicata per il momento d'inerzia. Se l'accelerazione è zero sarà zero anche la coppia necessaria a vincere il momento d'inerzia.

Ok questo lo so,in effetti quello che si intende valutare è l'influenza della fase transitoria(in accelerazione),rispetto al regime permanente in cui non c'è accelerazione e problema di carico sbilanciato

Infatti se risultasse una differenza di momento di inerzia non trascurabile,tra la rotazione fuori assse ed una in asse,il momento più alto porterebbe a richiedere una potenza assorbita maggiore

Ora,in realtà mi sembra che pedersen,si sia accorto del fumo,solo quando è andato a staccare la spina,non possiamo quindi sapere se già il malfunzionamento è avvenuto all'inizio

Ad ogni modo,ringrazio Livio Orsini per la sua spiegazione ma ha confermato un possibile problema che si può riscontrare e che avevo detto(anche andry75)

Magari nel caso in esame è trascurabile tale effetto,ma non può dire che non deve essere valutato l'effetto di un inserimento di un carico sbilanciato su un motore

E' chiaro che uno va a studiare la fase transitoria,poichè li si possono avere problemi

Poi che per questo caso sia irrilevante è un altro discorso

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E' chiaro che uno va a studiare la fase transitoria,poichè li si possono avere problemi

Non è sempre vero. Ci sono macchine come le grandi riunitrici per cavi (Gabriele Corrieri ne dovrebbe sapere qualche cosa :) )

dove i problemi maggiori si hanno a regime, perchè la velocità angolare è bassa e l'effetto volano è scarso. Inoltre lo sbilanciamento del carico, nell'ordine di circa 50 kg e più, non è costante ma variabile perchè dipende dalla posizione di un attrzzo che trasla sul diametro di rotazione e sul materiale che via via si deposita sempre sul diametro. Si genera una composizione di forze tra la traslazione dell'attrezo e la rotazione del tutto che crea un disturbo di coppia particolarmente fastidioso, la cui velocità è al limite dei tempi di risposta dell'azionamento.

Relativamente al periodo transitorio. Il momento d'inerzia richiede un surplus di coppia durante l'accelerazione. Nel caso di un motore in c.a. o il motore spunta o stalla. Se spunta il tempo in cui è richiestoil surplus di coppia è trascurabile e se il motore dovrà erogare a regime valori di coppia entro i limiti previsti, non si avranno inconvenienti.

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