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Normativa 64-8, obbligatoria?


peg1987

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Ciao Maurizio purtroppo chi non è in questo "mondo" non può capire che tipo di persone ci girano specie impresari edili... noi stiamo lontani da chi ti promette tanto lavoro ma "come vuole lui" spero si capisca.. Cavolo non sapevo di Televs avevo visto solo prodotti Btcino

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Maurizio Colombi
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Cavolo non sapevo di Televs avevo visto solo prodotti Btcino

Purtroppo è così... :(

 

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chi non è in questo "mondo" non può capire che tipo di persone ci girano specie impresari edili...

Purtroppo hai ragione... :(

 

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noi stiamo lontani da chi ti promette tanto lavoro ma "come vuole lui"

E fate bene, ma adesso pare (almeno dalle nostre parti) che non sia più possibile che uno: compra la terra, chiama i geometra, sceglie tra le imprese edili, convoca gli elettricisti e gli idraulici... tutto nasce prefabbricato, le porte tutte uguali, le finestre tutte uguali, i sanitari tutti uguali, gli impianti tutti fotocopiati... che se chiedi una variazione all'installatore, ti costa come tutto l'impianto!

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spero si capisca.. 

In molti non l'hanno ancora capito! Purtroppo!

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Te ne racconto una... durante una ristrutturazione di un appartamento l'impresario edile che faceva opere murarie, posa pavimento e rivestimenti si è fatto pagare extra i fori sul gres per i collegamenti idrici del bagno e dello scarico WC.... :( felice il committente 

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Per quanto ne so il CEI non è d'accordo sul patto in deroga

E ci credo, vorrebbe dire sconfessare quelle tabelle e quel pasticcio di prese da calcolare e da poter spostare da una stanza all'altra................... Come ha scritto Maurizio, poi vai dal committente e per comodità te ne fa predisporre di piu'.

Il capitolo è scritto solo per i costruttori che poi rivendono i locale, che pur di risparmiare sui costi impianto commissionavano un punto presa energia e un punto presa Tv in una camera da pranzo di ....mq, poi però come sempre i normatori hanno voluto metterci del loro per quanto avevo scritto in precedenza.

un ciao a tutti.

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L'istallatore quando certifica l'impianto se non vuole in caso di contenziosi legali o penali essere chiamato in causa deve dichiarare di aver eseguito l'impianto a regola d'arte e la regola d'arte per la legislazione italiana è la norma cei 64/8 (in caso contrario deve dimostrarlo ed è molto difficile contrastare le norme), ora se dichiara quello, si assume la responsabilià di aver eseguito l'impianto seguendo il livello dichiarato.............

Contrariamente nella dichiarazione deve citare una Norma Europea alla quale ha fatto riferimento (le norme europee per la legislazione italiana hanno lo stesso valore delle CEI). Se esgue l'mpinto citando la norma 64/8 e non esegue il lavoro previsto per i livelli nella certificazione deve mensionare il "patto in derroga con il cliente", questo solo per la parte che riguadra il numero di circuiti.........., tutti gli altri articoli devo essere obbligatoriamente rispettati.

Alcune associazioni si sono opposte a questo documento....................... altri si sono espressi a favore..................

In sostanza se fa qualcosa di diverso da quanto previsto deve essere dichiararlo congiuntamente. Costruttore - elettricista - committente, tre figure che devono dialogare tra loro, l'importante che alla fine venga redatta una chiara certificazione a scanso di equivoci legali.

ciao

 

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Secondo me il livello 1 è obbligatorio se si vuole dichiarare l'impianto conforme alla norma 64/8. Il patto in deroga per quanto riguarda il capitolo 37 (livelli impianto ) è il cliente non l'impiantista che eventualmente lo richiede.

Per quanto ne so il CEI non è d'accordo sul patto in deroga, mentre altre fonti lo ritengono possibile.

Però se si applica il livello 1 praticamente si fa un impianto di poco sopra se non al limite della decenza. Quindi io lo pretenderei.

 

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L'istallatore quando certifica l'impianto se non vuole in caso di contenziosi legali o penali essere chiamato in causa deve dichiarare di aver eseguito l'impianto a regola d'arte e la regola d'arte per la legislazione italiana è la norma cei 64/8 (in caso contrario deve dimostrarlo ed è molto difficile contrastare le norme), ora se dichiara quello, si assume la responsabilià di aver eseguito l'impianto seguendo il livello dichiarato.............

Contrariamente nella dichiarazione deve citare una Norma Europea alla quale ha fatto riferimento (le norme europee per la legislazione italiana hanno lo stesso valore delle CEI). Se esgue l'mpinto citando la norma 64/8 e non esegue il lavoro previsto per i livelli nella certificazione deve mensionare il "patto in derroga con il cliente", questo solo per la parte che riguadra il numero di circuiti.........., tutti gli altri articoli devo essere obbligatoriamente rispettati.

Alcune associazioni si sono opposte a questo documento....................... altri si sono espressi a favore..................

In sostanza se fa qualcosa di diverso da quanto previsto deve essere dichiararlo congiuntamente. Costruttore - elettricista - committente, tre figure che devono dialogare tra loro, l'importante che alla fine venga redatta una chiara certificazione a scanso di equivoci legali.

ciao

Finalmente ho capito come si fa a quotare!

Grazie, forse queste sono le risposte più comprensibili e dirette  che ho ricevuto! Grazie davvero

 

Per quanto riguarda i punti luce l'unica differenza che ho notato è nel disimpegno dove loro ne hanno previsto 1, ma essendo superiore a 5mq devono metterne 2 secondo normativa 64-8. 

 

Fondamentalmente il mio appartamento è così composto:

sala + cucina 49mq

Disimpegno 6mq

2 Camere matrimoniali da circa 14mq

1 Camera singola da 11mq

2 bagni di circa 5.5mq

Portico (dimensione irrilevante in questo calcolo)

Totale: circa 105mq

(per il momento non conto giardino e garage)

 

Loro da capitolato hanno previsto un totale di 19 prese. Sinceramente l'errore è stato mio che ci avrei dovuto guardare prima di accettare, però mi chiedo se loro possono legalmente mettere un numero di prese così basso che non rispetta la norma. 

Sull'euforia del momento poi ho mi sono detto "va beh, tanto al massimo le prese le metto poi io. Tanto sono perito elettrotecnico" solo che non avevo contato che le scatole erano comunque poche.

Tra l'altro la norma parla sempre di punti presa, quindi scatole. Non dice mai quante prese minime devono mettere!!

 

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Carlo Albinoni
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Contrariamente nella dichiarazione deve citare una Norma Europea alla quale ha fatto riferimento (le norme europee per la legislazione italiana hanno lo stesso valore delle CEI). 

 

Mica tanto. Le norme europee (per gli impianti) "non esistono". Provate a comprarle! 

 

Infatti la legge italiana per gli impianti non parla di norme europee, ma di norme di qualche paese appartenente allo spazio comune europeo.

 

Per gli impianti, il Cenelec produce "documenti di armonizzazione" (indicati dalla sigla HD), spesso incompleti, che non sono norme vere e proprie ma documenti destinati esclusivamente agli enti normatori nazionali affinché, con modifiche, li adottino nelle norme nazionali. I documenti HD non sono distribuiti al pubblico e non possono essere acquistati: fin quando non sono recepiti a livello nazionale non esistono.

 

Casomai, quindi, si potrà eventualmente fare riferimento alla norma nazionale di qualche paese europeo (Svizzera, Germania, Francia, non c'è che l'imbarazzo della scelta). Simili ma non identiche, e con molte sorprese.

 

Esistono, invece, le norme europee per i prodotti che si individuano con la sigla EN. Identiche in tutto il Cenelec.

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Casomai, quindi, si potrà eventualmente fare riferimento alla norma nazionale di qualche paese europeo (Svizzera, Germania, Francia, non c'è che l'imbarazzo della scelta). Simili ma non identiche, e con molte sorprese.

 

Questo cosa implica nel mio caso?

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Volutamente Anonimo

Salve.

Secondo me questo caso è diverso dalle ipotesi che avete fatto.

Qui c'è un acquirente (peg1987) che  ha comprato una casa con un impianto elettrico da realizzare.

In mancanza di patti specifici diversi, PEG1987 ha diritto di ricevere una casa con un impianto elettrico MINIMO con il livello 1.

 

 

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Casomai, quindi, si potrà eventualmente fare riferimento alla norma nazionale di qualche paese europeo (Svizzera, Germania, Francia, non c'è che l'imbarazzo della scelta). Simili ma non identiche, e con molte sorprese.

Carlo; il senso della mia frase era quello, forse ho scritto male o in maniera equivocabile, essendo l'Italia un paese comunitario considera valide anche le Norme di altri paesi comunitari, per questo le CEI si adeguano alle EN.....

EN: identifica le norme elaborate dal CEN (Comité Européen de Normalisation). Le norme EN devono essere obbligatoriamente recepite dai Paesi membri CEN ...........................

ciao

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Microchip1967

Come farei io?

Farei una richiesta scritta al venditore (e quindi al costruttore) e gli chiederei per cortesia di indicarmi per iscritto a quale norma si fa riferimento per la parte elettrica, visto che sul capitolato non si riesce a capirlo, inidcando anche che tale dato, che non era emerso in fase di contrattazione, è un dato fondamentale per la conclusione del contratto (è come se uno ti vendesse una macchina e poi scopri che non puo' circolare).

Ricordiamoci che l'unico responsabile è il venditore (e quindi dell'elettricista non ce ne puo' fregare di meno).

A questo punto si aprono tre scenari

1) la risposta è arrivata e indica il rispetto della 64-8: sei in una botte di ferro.A questo punto prima del rogito fai verificare il rispetto di quanto scritto e se non lo è gli intimi di sistemare il tutto

2) la risposta è arrivata ma non è chiara (non indica nessuna norma): vai in camera di commercio e fai una segnalazione che c'è un'impresa che non si comporta correttamente.Ci penseranno loro ad attivare gli opportuni strumenti.Tu ovviamente non devi assolutamente firmare il rogito fino alla conclusione dell'iter

3) nessuna risposta: segnalazione alla camera di commercio sia del venditore sia dell'impresa installatrice

 

Per quanto riguarda il "patto in deroga" aspettiamo le prime sentenze in caso d'incidente.Sono pronto a scommettere che se non metti il minimo indicato nella norma si viene condannati in pieno (tipico esempio della signora maria che per attaccare l'aspirapolvere ha usato una prolunga perchè non c'erano prese li' vicino ed è inciampata facendosi male seriamente).

 

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Allora ho finalmente risolto. Il venditore ha ceduto. Vi dico come è andata.

Ho fatto come mi è stato suggerito alcuni post fa e ho chiamato "l'elettricista" e mi hanno detto che certificheranno in base alla 64-8 però faranno firmare un patto in deroga al committente (che è l'impresa che mi vende la casa, noi io) che gli permette di realizzare l'impianto sotto lo standard. Io ho fatto presente che da quello che ho letto su internet questo  patto in deroga non ha valore legale (grande forse), però, come mi hanno detto alcuni ex compagni delle superiori che lavorano nel settore,  nessuno controlla. Loro hanno comunque precisato che di fatto avrei diritto al livello 1 della 64-8. Io poi avevo pensato anche dopo la loro certificazione avrei fatto venire un altro mio "certificatore" per confutare la regolarità e avrei fatto pagare loro le spese per mettere tutto a norma. Comunque la telefona con l'impresa elettrica si è conclusa con loro che mi dicevano di sentire l'impresa edile (visto che sono loro che "patteggiano" per il non rispetto della norma),  e con me che dicevo che avrei sentito un avvocato (e a questa frase si sono subito agitati). Dopo per curiosità ho chiamato Altroconsumo e ho parlato con i loro avvocati i quali non hanno saputo darmi una risposta molto precisa in quanto si tratta di un argomento molto tecnico. In ogni modo tendevano a darmi ragione.

Mentre ero a telefono con Altroconsumo mi ha chiamato l'impresa costruttrice dicendomi che erano stati contattati dagli elettricisti. Alla fine hanno già detto a loro di mettermi le prese che voglio e che non aveva senso discutere per qualche presa. Hanno però precisato che loro sono sicuri di essere in regola. Gli ho solo fatto notare che se nessuno controlla non vuole dire essere in regola e su queste considerazioni hanno tentennato. Però visto che avevo già ottenuto quello che volevo e non era mia intezione rischiare di creare dissapori il discorso si è concluso in pratica come qualcuno aveva previsto....mi hanno detto fra le righe di non dire nulla agli altiri condomini!

 

Sinceramente sono ancora molto cuorioso di sapere se avevo ragione e se sono dalla parte della legge (per una volta). La cosa che mi scoccia di più della 64-8 è che lo stesso installatore può certificare l'impianto quindi è come chiedere all'oste com'è il vino visto sapendo che nessuno lo assaggerà. Per questo pensavo ad un certificatore esterno.

 

Vi ringrazio davvero TUTTI per il supporto che mi avete dato!

 

Se avete altre considerazioni sono curioso di sentirle!

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del_user_158461

Che dire,  cita la Legge, finiranno i problemi, ma ricorda: fin che le cose vanno bene, vanno bene per tutti, quando vanno male si dovrà cercare il responsabile, e chissà se mai si troverà! Tu fatti fare i lavori a Regola d'Arte, avrai meno probabilità che le cose vadano male!

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Carlo Albinoni
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Carlo; il senso della mia frase era quello, forse ho scritto male o in maniera equivocabile, essendo l'Italia un paese comunitario considera valide anche le Norme di altri paesi comunitari, per questo le CEI si adeguano alle EN.....

 EN: identifica le norme elaborate dal CEN (Comité Européen de Normalisation). Le norme EN devono essere obbligatoriamente recepite dai Paesi membri CEN .

 

Giusto ma con qualche precisazione.

 

Sono valide in Italia non solo le norme dei paesi comunitari (oggi UE), ma di tutto lo spazio economico europeo, quindi anche Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein (così, se mai qualcuno volesse cimentarsi con le norme norvegesi che, se non erro, sono pubblicate anche in inglese). Tra l'altro la Svizzera avrebbe il vantaggio della lingua italiana (https://www.electrosuisse.ch/it/pubblicazioni-prodotti/prodotti/nibt-2015.html).

 

Le norme EN sono quelle elaborate dal CEN per la normazione generale (corrispondente all'ISO o all'UNI), oppure dal CENELEC per la normazione elettrica (corrispondente all'IEC o CEI), oppure dall'ETSI per le telecomunicazioni (corrispondente all'ITU). Tuttavia tra le EN, non troverai le corrispondenti alla CEI 64-8. Queste sono tutte HD (serie HD60364-...), quindi non norme pubbliche ma documenti di armonizzazione ad uso degli enti nazionali.

 

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Maurizio Colombi
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 Alla fine hanno già detto a loro di mettermi le prese che voglio e che non aveva senso discutere per qualche presa. 

Allora:

la giusta disposizione delle prese di potenza, la si deve realizzare con un certo criterio. Ognuno utilizza il suo!

Quello che sto scrivendo, nasce dall'esperienza maturata in anni e anni di rapporti con i costruttori (dai più tranquilli, ai più maldestri); visto che le "cose" stanno andando come avevo previsto, potrei prevedere che la 503 che conteneva una presa di corrente, magicamente potrebbe arrivare a contenerne altre due, tanto da arrivare al minimo sindacale previsto dal formulario. Tutto qui.

 

P.S. 

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l'unica differenza che ho notato è nel disimpegno dove loro ne hanno previsto 1, ma essendo superiore a 5mq devono metterne 2

ecchediamine! Due punti luce in un disimpegno... non ti sembrano un po' troppi? Obbiettivamente, senza che sia scritto sul formulario.

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Carlo Albinoni
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Ho fatto come mi è stato suggerito alcuni post fa e ho chiamato "l'elettricista" e mi hanno detto che certificheranno in base alla 64-8 però faranno firmare un patto in deroga al committente (che è l'impresa che mi vende la casa, noi io) che gli permette di realizzare l'impianto sotto lo standard. Io ho fatto presente che da quello che ho letto su internet questo  patto in deroga non ha valore legale (grande forse), però, come mi hanno detto alcuni ex compagni delle superiori che lavorano nel settore,  nessuno controlla. Loro hanno comunque precisato che di fatto avrei diritto al livello 1 della 64-8. Io poi avevo pensato anche dopo la loro certificazione avrei fatto venire un altro mio "certificatore" per confutare la regolarità e avrei fatto pagare loro le spese per mettere tutto a norma. 

 

Caso classico.

 

Io non ci trovo nulla di male se qualcuno per la propria casa chiede qualche presa in meno (anche se non lo capisco: questi requisiti si applicano solo per impianti nuovi o completamente rifatti in occasione di ristrutturazioni edili: ha senso per una casa nuova o completamente ristrutturata risparmiare qualche soldo di impianto elettrico e rinunciare ad avere un impianto un po' più ricco?).

 

Trovo invece ingannevole (e quindi probabilmente illegale), l'edile che chiede all'elettricista un impianto non a norma, deroga che non è richiesta dall'acquirente finale. Un immobile viziato da un impianto non a norma (norma corrispondente alla data di costruzione dell'immobile o della sua ristrutturazione completa) dovrebbe come minimo garantire uno sconto notevole sul prezzo pattuito.

 

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La cosa che mi scoccia di più della 64-8 è che lo stesso installatore può certificare l'impianto quindi è come chiedere all'oste com'è il vino visto sapendo che nessuno lo assaggerà. Per questo pensavo ad un certificatore esterno.

In alcuni paesi è così. Ma in effetti l'installatore non "certifica" nulla (mica è un certificatore). Semplicemente "dichiara la conformità" (DICO). E' cosa ben diversa: il fatto stesso che si parli di certificazione e non di dichiarazione la dice lunga sulla cultura normativa-professionale di diversi personaggi.

 

 

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ecchediamine! Due punti luce in un disimpegno... non ti sembrano un po' troppi? Obbiettivamente, senza che sia scritto sul formulario.

 

Forse sono stato frainteso, quelle non erano le mie necessità ma semplicemente le differenze tra capitolato e normativa. Tra l'altro sto facendo una gran confusione su cosa significa effettivamente punto luce. Secondo alcuni siti 2 punti luce potrebbero essere anche una lampadina comandata da 2 interruttori!! 

Tra l'altro a me farebbe comodo avere una luce in più o in soggiorno o all'esterno, ma non penso si possa spostare (come le prese).

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Io non capisco questa sottocultura tipicamente italica: c'è un legge, ci sono delle regole, e subito si cerca il modo per aggirarle o non rispettarle.

 

Se c'è una normativa che fissa i requisiti minimi di un  impianto l'impianto deve avere almeno questi requisiti.

Ci esegue l'impianto è tenuto per legge a dichiarare che ha eseguito l'impianto in conformità a quanto prescrive la normativa vigente.

 

Quindi o non rilascia la dichiarazione ed il comune non può rilasciare l'abitabilità, oppure rilascia la dichiarazione falsa ed in qualsiasi momento può essere chiamato a rispondere del reato di falso in atto pubblico, anche se avesse 50 patti in deroga firmati e controfirmati.

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Carlo Albinoni

Il punto delicato è che la legge richiede la regola d'arte, non la norma benché questa garantisca la presunzione di conformità alla regola dell'arte.

Questa è la fessura che permette di derogare dalla norma senza, apparentemente, derogare dalla legge.

 

Poi, un noto professore già presidente del CEI TC64, probabilmente tirato per la giacca da una parte di operatori che non erano d'accordo nei nuovi requisiti, ha sponsorizzato la teoria del "patto in deroga". Una sorta di regola, che permetterebbe di derogare da alcuni requisiti normativi (ma non da altri), senza inficiare la presunzione di conformità alla regola dell'arte.....

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Io non capisco questa sottocultura tipicamente italica: c'è un legge, ci sono delle regole, e subito si cerca il modo per aggirarle o non rispettarle.

Livio, hai ragione per quanto riguarda le leggi, per il nostro caso parliamo di Norme, l'unico legame tra la Norma 64/8 e le leggi è il punto "costruire a regola d'arte" per evitre contenziosi..................

Penso che sia indubbio che dopo l'entrata in vigore dell'ultimo aggiornamento (quello con le novità dei livelli) nessun elettricista non ne chieda il rispetto, anche perchè si garantisce un introito maggiore rispetto a chi ne chiede il non rispetto.

Il punto principale per "il patto in deroga" sta nel fatto che le Norme non danno scampo a chi certifica a valle della entrata in vigore degli aggiornamenti, non legando la norma al permesso di costruire ma al................, in sostanza chi aveva costruito con la vecchia norma e non aveva certificato, per ragioni di "falso" non poteva certificare con tranquillità. Ecco del perchè a mio avviso il patto in deroga è un documento valido da allegare, poi se si abbusa è giusto non accettare.

un ciao a tuitti

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Non credo che si possa derogare.

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Il punto delicato è che la legge richiede la regola d'arte, non la norma benché questa garantisca la presunzione di conformità alla regola dell'arte.

Questa è la fessura che permette di derogare dalla norma senza, apparentemente, derogare dalla legge.

 

 

Cosa dichiari sulla diciarazione di conconformità?

Dichiari che l'impianto è conforme. Conforme a che cosa?

Se è conforme alla legge deve essere comunque eseguito secondo la regola dell'arte. Quale è la regola dell'arte? O ci si atiene a qaunto stabilito dalla normativa che stabilisce il livello minimo di sicurezza e di prestazioni, oppure si da qaulche cosa di più e di meglio di quanto stabilisce la normativa.

 

Dare qualche cosa in meno, anche se accettato dai contraenti, non può soddisfare la regola dell'arte.

 

Se fosse legalmente valido "il patto in deroga", si potrebbe, ad esempio, omettere le protezioni magnetotermiche. basterebbe che il committente accettasse la deroga.

 

La legge nello spirito e nella lettera, serve per garantire e proteggere il committente che si presuppone mediamente ignorante e non in grado di giudicare i requisiti minimi di sicurezza.

Anche diminuire, ad esempio, il numero di prese è una diminuzione della sicurezza perchè porta all'uso di ciabatte e prese multiple.

 

Purtroppo è che nel nostro paese si preferisce emettere leggi e "grida", invece che controllare.

 

Sarebbe molto meglio evitare le varie "lettere" dell'impiantista e rendere obbligatoria la certificazione dell'impianto da parte di un veriifcatore di un ente abilitato e certificato. Questo in alcuni paesi più "avanzati" è prassi comune da decenni.

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Volutamente Anonimo

Mi permetto di fare un piccolo escurs, storico.

In principio fu la UNI 9620 / GUIDA CEI 64-50 edizione 1995.

Questa stabiliva alcuni standard di dotazione minima degli impianti, influenzata molto dalla UNI che sono più propense a dare standard.

Ma si trattava di una GUIDA quindi non aveva presunzione di regola dell'arte.

Doveva servire a ricapitolare un po' le esigenze standard degli edifici civili, ma il sottinteso doveva essere che in assenza di patti tra le parti, la dotazione minima doveva essere quella indicata da questa GUIDA.

La guida ha avuto poi varie evoluzioni.

 

Ad un certo punto la parte "prestazionale" è stata infilata nella NORMA CEI 64-8. Perchè?

 

Per definire uno standard una volta per tutte? (sopratutto nelle compravendite), per vendere un po' più di materiale? per costruire impianti più onerosi e di fatto "drogare il mercato"'

A prescindere da ciò, la parte prestazionale è stata inserita in una norma che tratta sicurezza, creando un po' di confusione tra gli operatori del settore, ma adesso norma è!

 

C'è chi teorizza legittimamente che si puo' derogare da questa parte che tratta esclusivamente la parte dotazionale di un impianto, assumendosi delle responsabilità, secondo me è legittimo, pero' c'è anche chi la vede diversamente.

 

Tuttavia, secondo me, questo caso è diverso, perché qui c'è un aspetto contrattuale.

 

Tizio, acquista una casa in costruzione da Caio e la acquista con un impianto non definito (?) che viene realizzato da Sempronio.

Se così è, tizio ha diritto a ricevere l'impianto con le PRESTAZIONI definite dalla norma, se Caio non gli da quello che lo standard prevede, si va in contenzioso, al più si potrà monetizzare la mancanza delle prestazioni dichiarate.

 

Tizio, acquista una casa in costruzione da Caio e la acquista con un impianto definito da un accordo dalle parti (capitolato) che non prevede un livello prestazionale pari a quello che prevedono le CEI, e questo impianto  viene realizzato da Sempronio.

 

Secondo me, l'accordo tra le parti costituisce di fatto un patto in deroga, quindi Tizio non ha altro da pretendere.

 

Comunque in nessun caso, Tizio si può rivalere direttamente su Sempronio.

 

 

 

 

 

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Tizio, acquista una casa in costruzione da Caio e la acquista con un impianto definito da un accordo dalle parti (capitolato) che non prevede un livello prestazionale pari a quello che prevedono le CEI, e questo impianto  viene realizzato da Sempronio.

 

Secondo me, l'accordo tra le parti costituisce di fatto un patto in deroga, quindi Tizio non ha altro da pretendere.

 

Se posso esprimere un parere su questa frase:

Io in questo caso sarei Tizio. A mio avviso il discorso sarebbe valido se fossi stato informato preventivamente su cosa prevede la normativa e mi si fa presente che non viene rispettata e a cosa stavo rinunciando, tra l'altro da quello che ho letto, il patto in deroga deve essere una precisa richiesta del commitente. Se io fossi stato una persona senza la minima competenza in materia non avrei mai saputo della norma 64-8 e quindi la cosa sarebbe finita lì. Però in questo caso, io potrei anche sentirmi raggirato, in quanto io non sapevo che era mio diritto pretendere un impianto minimo.

Tra l'altro comunque se non ho letto informazioni errate. Se la norma non viene rispettata, è difficile la dimostrazione delal realizzazione dell'impianto a regola d'arte, quindi anche la DICO sarebbe difficile da dimostrare come vera.

O forse mi sono fatto un film?

 

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Cosa dichiari sulla diciarazione di conconformità?

Livio, si dichiara il rispetto della norma ad eccezione dell'articolo rigardante i Livelli, essendo la norma variata nel corso d'opera e non più rientante nella totalità della sua forma con data inizio lavori e data fine lavori.

Per quanto riguarda le protezioni non si deroga, in questo caso l'esecutore dell' impianto in caso di contenzioso legale deve dimostrare al giudice che la suo impianto è sicuro al pari della norma o migliore.

Ora la domanda te la pongo io sull'argomento.

Abitazione costruita per intero appena prima dell'entrta in vigore della variante, dove oltre ai livelli, si chiedono altre cose massimo 2 punti presa per ogni linea, ecc.. ecc.. come ti comporteresiti se sei il costruttore o il committente?

Rimuovi i pavimenti, scassi i muri, stravolgi l'impianto magari coinvolgendo anche l'impianto del riscaldamento a pavimento commissionando un nuovo impianto per adeguarlo all'articolo o trovreresti un documento che ti evita tutto questo lavoro, poi se legale o no questo non l'ho letto in giro, anche su forum dedicati alla giurisprudenza e nemmeno non ho letto sentenze a tal proposito (contenzioso sui livelli d'impianto) ............

ciao

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