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Mobilità e ambiente: quel nodo da sciogliere, guardando al domani
Nell'articolo precedente sui veicoli elettrici mi chiedevo quanto la crescita della loro diffusione fosse una necessità indotta da ragioni non solo ambientali. Quanto il passaggio del trasporto dal propulsore termico a quello elettrico, e con esso la progressiva elettrificazione di quello su strada, fosse parte di una transizione già in atto che travalicava la questione contingente della qualità dell'aria e del riscaldamento globale. Una trasformazione più ampia e radicale, dovuta all'azione di un insieme di fattori irreversibili: sociali, economici e tecnici.
Visto che a metà secolo oltre 2/3 della popolazione mondiale sarà concentrata nelle aree urbane e che il 70% dei mezzi viaggerà
con l'ausilio di varie forme di connessione.
Dato che la circolazione urbana dei veicoli elettrici migliora la vivibilità più di quanto riduca corrispondentemente l'inquinamento atmosferico e che si configura, quindi, come un avanzamento vantaggioso e inevitabile.
Una nuova fase del percorso evolutivo, un progresso da favorire, anticipando e non ritardando la penetrazione del trasporto a batteria. Tanto più, se si considera che essa promuove l'adozione di approcci coordinati per allineare sugli stessi obiettivi la ricerca, l'innovazione, la manifattura, l'industria dei componenti.
E pure la produzione e raffinazione dei materiali critici, di cui si è scritto nel numero scorso (1). Alla quale si
aggiunge una maggiore razionalizzazione delle catene del valore, imposta dalla prevista, grande crescita del parco circolante, nei numeri annotati più avanti, che pone l'esigenza di incrementare e ottimizzare il riciclo dei materiali.
Senza dire del positivo effetto che tutto ciò ha sulla trasformazione digitale, accelerata per abilitare l'intima connessione dei veicoli e i loro componenti, potenziando in tal modo anche la mobilità e la logistica del trasporto.
Tuttavia, per procedere in tal senso, come per altre tecnologie "dirompenti", non è sufficiente produrre versioni migliori dei mezzi attuali, in quanto occorre riprogettarli alla base per concepirne da subito l'integrazione con apparecchiature informatiche avanzate che concorrono, oltretutto, a valorizzarli via via ulteriormente.
Per queste ragioni sembrano anacronistici e dannosi i pretesti e le tergiversazioni immotivate che ritardano l'elettrificazione della mobilita stradale.
Tenuto conto, inoltre, che il motore elettrico ha un rendimento maggiore di quello termico, perché il secondo non può superare, ovviamente, il grande svantaggio posto dai limiti dettati dalle leggi della termodinamica.
E neppure ridurre la sua complessa articolazione meccanica. Un sistema costituito da decine di parti che si logorano nel movimento, ognuna con una propria vita utile, e che richiede, pertanto, particolare cura, costi di manutenzione, oltre ad essere più pesante e ingombrante del propulsore elettrico.
Quest'ultimo, poi, e l'auto elettrica nel suo complesso, sono più vicini e organici alla serie di automatismi e robot che servono adesso tutti i veicoli in misura crescente e abiliteranno in prospettiva i diversi gradi di guida autonoma.
Visto che, sin d'ora, quelli di ultima generazione sono dotati di sofisticati sistemi infotelematici per il controllo e la gestione del movimento e di innumerevoli sensori elettronici.
Tra cui microtelecamere, radar e lidar (ligh detection and ranging - fig. 1 nel PDF) che misurano la distanza di un oggetto, dando informazioni tridimensionali sull'ambiente circostante il mezzo e rendendo la conduzione del veicolo più agevole e sicura.
Atteso, infine, che la marcia delle vetture elettriche risulta più stabile per il peso dell'accumulatore posto sul pianale, nella zona più bassa del veicolo, che aumenta la regolarità del moto.
Che essa è resa più sicura pure dai predetti numerosi sistemi che la assistono e monitorano l'impatto del comportamento su strada, l'usura e i consumi dei veicoli.
In conclusione, che la mobilità elettrica offre maggiori possibilità per avvicinare l'epoca in cui si potrà pervenire alla completa automazione del trasporto su strada, potendolo nel contempo decarbonizzare.
UN PASSAGGIO DIFFICILE E CRUCIALE
Quanto detto aiuta a comprendere come mai, nonostante le grandi barriere che ne ostacolano attualmente la penetrazione, tra cui l'autonomia chilometrica, il rifornimento, ovvero la possibilità e il tempo di ricarica delle batterie, il maggior costo dei veicoli elettrici, mediamente fino al 50% a parità di categoria, la loro diffusione stia procedendo velocemente (fig.2 del PDF).
Continua nel PDF
Visto che a metà secolo oltre 2/3 della popolazione mondiale sarà concentrata nelle aree urbane e che il 70% dei mezzi viaggerà
con l'ausilio di varie forme di connessione.
Dato che la circolazione urbana dei veicoli elettrici migliora la vivibilità più di quanto riduca corrispondentemente l'inquinamento atmosferico e che si configura, quindi, come un avanzamento vantaggioso e inevitabile.
Una nuova fase del percorso evolutivo, un progresso da favorire, anticipando e non ritardando la penetrazione del trasporto a batteria. Tanto più, se si considera che essa promuove l'adozione di approcci coordinati per allineare sugli stessi obiettivi la ricerca, l'innovazione, la manifattura, l'industria dei componenti.
E pure la produzione e raffinazione dei materiali critici, di cui si è scritto nel numero scorso (1). Alla quale si
aggiunge una maggiore razionalizzazione delle catene del valore, imposta dalla prevista, grande crescita del parco circolante, nei numeri annotati più avanti, che pone l'esigenza di incrementare e ottimizzare il riciclo dei materiali.
Senza dire del positivo effetto che tutto ciò ha sulla trasformazione digitale, accelerata per abilitare l'intima connessione dei veicoli e i loro componenti, potenziando in tal modo anche la mobilità e la logistica del trasporto.
Tuttavia, per procedere in tal senso, come per altre tecnologie "dirompenti", non è sufficiente produrre versioni migliori dei mezzi attuali, in quanto occorre riprogettarli alla base per concepirne da subito l'integrazione con apparecchiature informatiche avanzate che concorrono, oltretutto, a valorizzarli via via ulteriormente.
Per queste ragioni sembrano anacronistici e dannosi i pretesti e le tergiversazioni immotivate che ritardano l'elettrificazione della mobilita stradale.
Tenuto conto, inoltre, che il motore elettrico ha un rendimento maggiore di quello termico, perché il secondo non può superare, ovviamente, il grande svantaggio posto dai limiti dettati dalle leggi della termodinamica.
E neppure ridurre la sua complessa articolazione meccanica. Un sistema costituito da decine di parti che si logorano nel movimento, ognuna con una propria vita utile, e che richiede, pertanto, particolare cura, costi di manutenzione, oltre ad essere più pesante e ingombrante del propulsore elettrico.
Quest'ultimo, poi, e l'auto elettrica nel suo complesso, sono più vicini e organici alla serie di automatismi e robot che servono adesso tutti i veicoli in misura crescente e abiliteranno in prospettiva i diversi gradi di guida autonoma.
Visto che, sin d'ora, quelli di ultima generazione sono dotati di sofisticati sistemi infotelematici per il controllo e la gestione del movimento e di innumerevoli sensori elettronici.
Tra cui microtelecamere, radar e lidar (ligh detection and ranging - fig. 1 nel PDF) che misurano la distanza di un oggetto, dando informazioni tridimensionali sull'ambiente circostante il mezzo e rendendo la conduzione del veicolo più agevole e sicura.
Atteso, infine, che la marcia delle vetture elettriche risulta più stabile per il peso dell'accumulatore posto sul pianale, nella zona più bassa del veicolo, che aumenta la regolarità del moto.
Che essa è resa più sicura pure dai predetti numerosi sistemi che la assistono e monitorano l'impatto del comportamento su strada, l'usura e i consumi dei veicoli.
In conclusione, che la mobilità elettrica offre maggiori possibilità per avvicinare l'epoca in cui si potrà pervenire alla completa automazione del trasporto su strada, potendolo nel contempo decarbonizzare.
UN PASSAGGIO DIFFICILE E CRUCIALE
Quanto detto aiuta a comprendere come mai, nonostante le grandi barriere che ne ostacolano attualmente la penetrazione, tra cui l'autonomia chilometrica, il rifornimento, ovvero la possibilità e il tempo di ricarica delle batterie, il maggior costo dei veicoli elettrici, mediamente fino al 50% a parità di categoria, la loro diffusione stia procedendo velocemente (fig.2 del PDF).
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Pierangelo Andreini - ATI Associazione Termotecnica Italiana
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