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Riscaldamento globale, gas serra e intelligenza artificiale

Nei primi giorni di luglio il Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA), che riunisce le Agenzie Regionali, Provinciali e ISPRA, ha diffuso la sua consueta analisi del clima, in un mese, quest'anno, ancor più torrido, lamentato a ragione come tale in molte zone del Paese. Un anno che sta proseguendo la serie ininterrotta dei più caldi, testimoniata dal Rapporto pubblicato dal Sistema, "Il clima in Italia nel 2024", che riporta i dati principali della situazione climatica italiana dell'anno passato, a fronte delle variazioni verificatesi negli ultimi decenni (1).

Lo studio segna un avanzamento ulteriore del riscaldamento della superficie della terra e del mare nel 2024, con due nuovi record che lo indicano come l'anno più caldo mai registrato in Italia. La temperatura media ha superato di 1,33 °C il valore di riferimento del trentennio 1991-2020, mentre la minima ha segnato una crescita di 1,40. Il picco estremo a febbraio, con un'impennata di +3,15 °C, fig.1 nel PDF. Ciò si è verificato pure per la temperatura del mare, la cui superficie ha segnato una media record di 1,24 °C in più, con punte di oltre 2.

L'anno scorso è risultato il più caldo mediamente anche nel mondo, con una temperatura sulla terraferma di +1.03 °C, rispetto alla media 1991-2020, e di +1.60 °C, rispetto alla media del periodo preindustriale 1850-1900, risultando l'undicesimo anno consecutivo con temperatura mmaggiore della norma, fig.2 (nel PDF).

L'Europa non è stata da meno e, stante il link tra cambiamento climatico e crescita della concentrazione atmosferica dei gas serra, considerato ormai da tempo come certo, sta procedendo con determinazione nel confermare la sua politica di riduzione delle emissioni climalteranti.

Ciò, nonostante le molteplici difficoltà che deve fronteggiare il Vecchio Continente, con le guerre in atto ai suoi confini e quella commerciale dei dazi con gli USA, foriera, per quanto al momento si stima, di danni economici di eccezionale gravità. Ne dà riscontro la ferma e risoluta decisione della Commissione Europea di poche settimane fa, dopo tanti rinvii, di proporre l'introduzione di un obiettivo intermedio di diminuzione delle emissioni di CO2eq da conseguire nel 2040 molto ambizioso.

Questo, per assicurare l'effettivo conseguimento di zero emissioni nette a metà secolo, fissando un target di abbattimento del 90% sul livello del 1990, fig.3. Da raggiungere, quindi, nei prossimi 15 anni, su indicazione di tecnici che lo ritengono indispensabile: il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico e il comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici. Un traguardo che integra e potenzia quello, già previsto e giuridicamente vincolante, di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.

Lo dispone una proposta di emendamento che modifica il quadro legislativo comunitario vigente per il conseguimento a metà secolo della neutralità climatica, Regolamento 2021/1119/UE (2).

La CE si sta muovendo in tal senso, forte delle indicazioni dell'ultimo Eurobarometro che evidenziano l'ampio sostegno degli europei, per oltre l'80%, all'azione per il clima programmatadall'UE e confermano il mandato di proseguirla.
Tuttavia, non tutti gli Stati Membri sono d'accordo, in quanto considerano il valore del 90% troppo impegnativo e penalizzante, pure in considerazione della brevità del termine di tempo stabilito.

Pertanto, il percorso proposto dalla CE prevede modalità pragmatiche e flessibili per raggiungere la meta con le quali convincere i riottosi a dare il loro consenso nelle sedute prossime di Parlamento e Consiglio, al fine di adottare la misura in tempi brevi.

Tra di esse, la possibilità di conteggiare la CO2 sequestrata e stoccata definitivamente in siti idonei, facendo leva sullo sviluppo dei sistemi di cattura, e quella di acquistare crediti internazionali di carbonio da Paesi extra Ue, contabilizzandoli a partire dal 2036 per raggiungere un calo virtuale delle emissioni fino al 3%. Misure variamente condivise o contestate, per cui il dibattito e i negoziati si preannunciano difficili.

Mentre il tempo per raggiungere un accordo è ristretto e scandito dall'opportunità di concorrere concretamente a novembre ai lavori della COP 30, la 30° Conferenza delle Parti firmatarie della Convenzione sul clima del '92, in programma a Belem in Brasile dal 10 al 21 del mese. Ciò, al fine di testimoniare nei fatti la volontà e l'impegno dell'UE di proseguire la sua azione di contrasto del riscaldamento globale, pur sapendo che gli USA hanno deciso di uscire dall'accordo di Parigi sul clima del 2015.

Un'azione tesa a decarbonizzare l'economia dell'UE per raggiungere la neutralità climatica al 2050, svolta sino ad oggi con coerenza, garantendo che la transizione sia equa e giusta nelle diverse regioni e territori.

Dunque, tenendo conto delle specificità nazionali in termini di costo-efficacia, condizione che è alla base del predetto regolamento europeo sul clima, in vigore già da 4 anni, dal 29 luglio 2021, che sancisce l'obbligo graduale, ma irreversibile, di raggiungere zero emissioni nette tra 25 anni.

Questo, con il noto pacchetto di provvedimenti "Fit for 55", la cui applicazione sta avvicinando il target della predetta riduzione del 55% al 2030, come riscontra, con alcuni importanti distinguo, la valutazione dei PNIEC (Piani Nazionali Integrati Energia e Clima) presentati l'anno scorso a fine giugno dagli Stati Membri, recentemente comunicata dalla CE (3).

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La Termotecnica luglio agosto 2025
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